30 aprile 2012

Le anticipazioni su SDR Studio 1 a Pordenone e altro sul software defined radio

Come promesso dalle anticipazioni, i visitatori della fiera radioamatoriale di Pordenone hanno potuto vedere in azione la versione beta (o alpha?) dell'atteso software di demodulazione SDR di Sandro Sfregola, fondatore della SDR Applications, Studio 1. Ricordo che questa piattaforma ha avuto origine dalla condivisione in public domain del software Winrad, di Alberto Di Bene, ed è stato man mano riscritto, a incominciare da una prima versione WrPlus, tutt'ora disponibile gratuitamente. Tra l'altro Alberto Di Bene è anche l'autore della fotografia alla videata di Studio 1 che potete vedere qui accanto (appena caricata sul gruppo SDR_Italia).
Studio 1 sarà un prodotto commerciale e a quanto è dato di sapere sarà protetto da chiavi hardware (dongle). Chi ha potuto partecipare alla prima demo afferma che Studio 1 ha funzionato su un laptop con monitor esterno collegato in simultanea a due diversi ricevitori SDR Perseus (uno dei quali dotato del converter per banda 88-108 FM+) e contemporaneamente a un nuovo ricevitore SDR della Elad, l'FDM-S1. Per un totale di sei finestre spettrali visualizzate in propria uscita audio indipendente. Il software ha funzionato senza problemi anche con il ricevitorePmSDR di Martin Pernter. C'era particolare curiosità sulla resa dei nuovi algoritmi per la decodifica dell' Fm Stereo, che ha dato risultati di assoluta fedeltà. Il nuovo algoritmo che esalta il rapporto SNR nella demodulazione Wide Fm ha la capacità di eliminare il classico soffio di sottofondo che accompagna molte trasmissioni senza alterazioni del segnale utile.
Molto apprezzate, a quanto si sa, le varie caratteristiche e l'assoluta stabilità di funzionamento,
oltre alla cura dell'interfaccia grafica totalmente personalizzabile in ogni finestra e la notevole esiguità delle risorse di calcolo impegnate. Studio 1 sembra avere una bassissima "footprint" in termini di potenza di Cpu. La sua flessibilità in Fm potrebbe rivelarsi determinante tra gli appassionati della ricezione a lunga distanza, un tipo di pubblico in cui cerca di fare breccia l'SDR low cost (poco più di 400 euro) FDM-S1 di Elad, già in grado di funzionare in undersampling anche nella banda 88-108 con tutti i problemi relativi a un hardware che in sottocampionamento funziona ovviamente fuori dalla "fascia di sicurezza" di Nyquist. In questi giorni però Elad ha rilasciato la sua scheda per sperimentazioni SFE-1 (spesa intorno ai 50 euro) che dovrebbe consentire lo sviluppo di front end di filtraggio che indirizzino tale questione.
Ancora nulla si sa tuttavia della data di definitiva entrata in commercio di Studio 1. L'autore sta ancora portando a termine le ultime implementazioni (supporto del protocollo CAT, compatibilità con interfacce di controllo TMate di WoodboxRadio, che sarà il distributore di Studio 1). Alcune videate preliminari del software SDR Applications sono state pubblicate qualche tempo proprio sul sito di WoodboxRadio. Restano ancora da capire dettagli come la possibilità di gestire remotamente i ricevitori SDR attraverso Studio 1, vuoi in virtù della eventuale funzionalità del prodotto come client del server di rete (per esempio per il Perseus), vuoi con una specifica versione server per i diversi ricevitori in commercio. E' possibile che la remotizzazione faccia parte del percorso evolutivo di Studio 1 una volta annunciata la prima versione definitiva.
Si tratta in ogni caso di un software davvero rivoluzionario, se vogliamo anche dal punto di vista commerciale: uno dei primi a essere venduti come soluzione compatibile con ricevitori diversi e a pagamento in un settore in cui in genere il software di controllo è strettamente abbinato al ricevitore acquistato (come nel caso del Perseus) o è disponibile in versioni freeware se non open source.
A proposito di soluzioni di demodulazione SDR free SDRSharp (SDR#) realizzato in C# da Youssef Touil. Anche in questo caso si tratta di un software molto compatto, per ambiente Pc Win e compatibile con front end SDR come il SoftRock, FiFiSDR, FUNcube Dongle, SDR-4 e altri ricevitori basati su scheda audio per l'acquisizione del segnale I/Q (Perseus, viceversa, è un ricevitore a campionamento diretto).

28 aprile 2012

I ladri di rame "spengono" le onde medie di Bari

Come se non bastassero i tagli di spesa e la manifesta obsoloscenza che stanno portando al lento spegnimento della infrastruttura trasmissiva in onde medie di Radio RAI, dai radioamatori pugliesi arriva la notizia che stanotte i ladri hanno portato via i cavi in rame che alimentano l'impianto di Bari Ceglie del Campo (1.116 kHz), togliendo agli ascoltatori di una vasta area della regione la possibilità di sintonizzarsi su Radio 1 in modulazione d'ampiezza. Il rame è un metallo che continua a essere molto importante per le telecomunicazioni e le sue quotazioni sono molto elevate, oggi vale più di 7 euro al kilo e sul mercato nero i prezzi non possono che incoraggiare i furti, anche considerando che i cavi sparsi per il territorio sono numerosissimi e impossibili da sorvegliare.
Qualche giorno fa ho partecipato a una visita di uno Stadio di Linea, insomma, una delle 10 mila e passa centrali di Telecom Italia dove si attestano le connessioni in rame (e in fibra) degli abbonati (oltre tremila linee per stadio) e dove gli operatori "OLO" (gli "other" titolari di licenza) installano i loro switch e i DSLAM usufruendo dei servizi liberalizzati di ultimo miglio. Una opportunità molto interessante che l'ufficio stampa Telecom ha offerto ai giornalisti per illustrare "sul campo" le difficoltà che secondo l'operatore ex monopolista potrebbero insorgere qualora questi servizi di ultimo miglio fossero scorporati tra accesso vero e proprio e servizi accessori (manutenzione, riparazione, ecc.) come vorrebbe un recente emendamento proposto dalla Lega e da altri deputati al Decreto Semplificazioni recentemente approvato dal Parlamento (per la precisione il DL nr. 5 del 9 febbraio 2012). Sulla norma appena approvato gravano anche parecchi dubbi giuridici su eventuali conflitti di giurisdizione (in teoria non è il Parlamento a dover decidere in materia di servizi liberalizzati, ma l'authority che regola tali servizi), ma bisogna dire che anche l'obiezione tecnica sollevata da Telecom mi sembra molto sensata. La rete telefonica è una struttura molto complessa e la definizione di "ultimo miglio" in realtà andrebbe spalmata tra diversi stadi di distribuzione che subiscono un triplice livello di manutezione preventiva, correttiva e di emergenza: un lavoro intricato, un mosaico di parti quasi tutte condivise che sarebbe complicatissimo (e costoso) coordinare tra più operatori e società di servizio.
Al di là della questione dello scorporo, uno degli argomenti discussi insieme ai responsabili della centrale era proprio il furto del rame. Ci sono due principali tipologie di cavi telefonici in rame: i cavi primari che affasciano 2.400 coppie (4.800 singoli fili!) suddivisi per facilitare la riparazione in sottofasci di 100. Da questi cavi si diramano cavi più piccoli, ma sempre da 200 coppie, che in molti casi sono aerei. Il danno che ladri di rame recano a queste infrastrutture va ben al di là del valore del metallo a peso. Ogni intervento di sostituzione di un cavo tranciato e rimosso costa molto di più. Nella foto si vede l'attrezzo che i tecnici della manutenzione Telecom utilizzano per effettuare la riparazione di un singolo filo spezzato all'interno di un cavo primario (superata una certa soglia di riparazioni il cavo viene sostituito completamente). Come è facile da immaginare, le infrastrutture radiotelevisive e di telecomunicazione sono parecchio a rischio e c'è da scommettere che quando il furto colpisce l'antenna di un trasmettitore in onde medie, l'operatore (in questo caso RaiWay) deve valutare costi e benefici di una nuova messa in servizio, anche se l'intervento non è così complicato. La vedo parecchio dura per gli utenti delle onde medie pugliesi.

27 aprile 2012

Il primo messaggio di libertà del 25 aprile 1945


Davvero preziosa per la storia delle comunicazioni radio della guerra partigiana la pubblicazione che Aldo Moroni mi ha segnalato questa mattina, dopo le celebrazioni del 25 aprile nella zona di Olgiate Olona, che ebbe una notevole importanza nel corso del conflitto a causa della fiorente industria aeronautica della provincia varesina. A Olgiate, cuore della Repubblica Sociale creata da Mussolini e i suoi alleati nazisti, furono addirittura trasferiti gli impianti a onde corte di Prato Smeraldo, poco dopo lo sfondamento del fronte a Cassino. Da quella località la nuova "RAI" che aveva preso il posto dell'EIAR, diffuse le trasmissioni di Radio Tevere, emittente fascista che fingeva di trasmettere clandestinamente dai territori già liberati dagli alleati. Fu poi da questa località a nord di Milano che i Partigiani annunciarono, la sera del 25 aprile '45 l'avvenuta insurrezione contro i tedeschi e i repubblichini. L'impianto di Olgiate, ribattezzato Radio Alto Milanese, venne captato sulle onde corte in Italia e in Europa, tanto che la BBC e i giornali del centro e sud Italia il giorno successivo, il 26, poterono dare la notizia della Liberazione, quando anche la stazione a onde medie di Milano riuscì a trasmettere l'annuncio.
La storia viene raccontata in dettaglio da Mario Colombo e Paolo Paoletti, in un opuscolo celebrativo pubblicato per conto dei Comuni di Olgiate Olona, Gorla Maggiore e Gorla Minore e intitolato "La radio della Liberazione. Da Radio Tevere a Radio Busto Arsizio". Il sottotitolo fa riferimento a una circostanza poco nota: per un mese, fino al 23 maggio del '45, Busto Arsizio ebbe una emittente autonoma, prima che il CLN decidesse di smantellare la stazione. In quello stesso mese di maggio a Roma venne messo in funzione un nuovo impianto a Prato Smeraldo, località che restò in funzione fino alla decisione, cinque anni fa, di spegnere definitivamente le onde corte della RAI.

Il volumetto di Colombo e Paoletti si può consultare gratuitamente su Scribd e un link permette di scaricarne, sempre gratuitamente, il pdf. E' una pubblicazione molto ben fatta, con diverse fotografie e riproduzioni di documenti ufficiali. Oggi di quella postazione è sopravvissuto un unico rudere, quello della cabina elettrica che alimentava il trasmettitore. All'epoca non esistevano neppure gli studi, che erano stati invece allestiti in una scuola elementare di via Ripamonti a Milano (la bassa frequenza dei programmi arrivava a Olgiate via cavo). Nell'immagine tratta da Google Maps si vede quello che doveva essere il campo con i due tralicci di Radio Tevere. Sullo sfondo a sinistra, c'è la piccola costruzione gialla della cabina elettrica.

26 aprile 2012

Da Firenze i Digital Makers in Web Tv


La Mostra internazionale dell'artigianato in corso in questi giorni a Firenze apre domattina - 27 aprile - le porte all'artigianato dell'era dell'elettronica pervasiva, con un convegno intitolato Digital Makers organizzato alla Fortezza da Basso. E' una bellissima idea targata CNAnext, l'ombrello di nuove iniziative promosse dalla Confederazione Artigianato, per esplorare le nuove opportunità di "fabbricazione" in cui i materiali tradizionali si mescolano ai bit grazie all'intermediazione dell'elettronica programmabile e dove gli artigiani scoprono anche nuovi modi di organizzarsi, stabilire alleanze, inventare formule e canali commerciali finora inesplorate.
L'evento della mattinata (in realtà Digital Makers proseguirà per tutto il pomeriggio e la serata che si concluderà alle 23) prevede una prima parte istituzionale e una successiva discussione che coinvolge "makers" digitali come il mio amico Alberto D'Ottavi (un giornalista diventato imprenditore con Blomming, una innovativa idea di commercio elettronico social) e Davide Gomba delle Officine Arduino. L'intera discussione sarà seguita in diretta, oltre che sul sito di CNANext, dal circuito delle micro Web Tv italiane coordinato da Altra.tv e dai siti che rilanceranno l'iniziativa. La copertura prosegue fino alle 17 del pomeriggio con tante storie raccontate in prima persona dai nuovi "fabbricatori": a incominciare dal bellissimo Oilproject di un giovane ma determinato Marco De Rossi e proseguendo con Luisa Via Roma, Vectorealism, Manafactory, Match Point, Che(F) Moi, Premio Giovanisì, Coworking Multiverso, Spaziodati, MOKup, Stream, Super Duper Hats, Metwit, Kent’s Strapper, Dolc-È, Premiere Shooting, Toscana In, Liquid Lab, Amico Nostro, Eppela, Fattelo.com.

Dalla California del sud, l'inno alla radio dei ragazzi della spiaggia

I ragazzi terribili inventori del genere "SoCal", l'inconfondibile mix di sabbia, amore, oceano e polifonia targato Malibu Beach, sono tornati a fare musica insieme dal vivo dopo vent'anni (domani suoneranno a New Orleans) e il 5 giugno uscirà il nuovo disco. Nel frattempo i Beach Boys, ovvero Brian Wilson, Mike Love, Al Jardine, Bruce Johnston, David Marks, hanno rilasciato su Vevo un video/karaoke con una nuova canzone "That's why God made the radio", il cui testo mi sembra molto eloquente!
(thanks, Paul)

24 aprile 2012

Sorpresa al NAB di Las Vegas: Intel punta sulla radio digitale con un chipset HD Radio/DAB

Come sta andando, negli Stati Uniti e nel mondo la radio digitale ibrida basata sul sistema Ibiquity? HD Radio ha com'era prevedibile ottenuto una certa visibilità a Las Vegas, in occasione del NAB Show, dove la notizia più ghiotta riguarda una dimostrazione organizzata da Ibiquity con Intel e Emmis Interactive sotto l'egida dei NAB Labs di un "ecosistema" tecnologico che mira a portare l'FM digitale di IBOC sugli smartphone. Emmis ha curato la parte software con una app per Android, ma Intel ha pensato al silicio, con un chipset per la radio digitale su cui ho trovato poche informazioni, ma che potrebbe essere destinato a fare parecchio rumore anche in Europa e in Australia, vista la sua compatibilità con la radio digitale DAB+ e con l'FM. L'impegno di un colosso come Intel sul fronte della radio digitale può sicuramente fare la differenza, anche se in passato analoghe avventure del re dei microprocessori fuori dall'ambito specifico dei pc e dei server non hanno dato buoni risultati. In ogni caso sto cercando di approfondire per capire meglio le caratteristiche dei nuovi chip, siglati DR201x e DR2021, perché il sito di Intel è sorprendentemente avaro di dettagli.
Da Las Vegas arriva anche la notizia del prossimo debutto di HD Radio a Ciudad de Mexico, la capitale di uno stato che ha scelto l'approccio della FM digitale "in band" come percorso evolutivo dell'FM. L'annuncio è stato fatto in una conferenza stampa congiunta, in inglese e spagnolo, al NAB Show, dove i rappresentanti della radiofonica messicana hanno parlato di avvio della programmazione digitale ormai imminente per almeno tre emittenti che hanno ottenuto regolare licenza delle autorità. Non solo: molto lontano dal Las Vegas e dal Messico, nel caucasico Azerbaidjan, la stampa azera ha parlato in questi giorni della partenza di una sperimentazione HD Radio a Baku e nella penisola di Absheron, sulla frequenza di 105 MHz di "Azərbaycan Radio".
E se l'Azerbaidjan pare molto meno decisivo, lo sbarco dello standard nordamericano in Messico potrebbe pesare parecchio sui futuri sviluppi della radio digitale e non solo nel nuovo continente. HD Radio è una tecnologia "di riconversione", capace di adattarsi all'infrastruttura FM esistente, e vanta già un discreto ecosistema di componenti e ricevitori, anche se ultimamente ho visto pochi annunci di nuovi dispositivi e la sensazione è che le vendite continuino a essere molto deludenti.
Ma torniamo all'annuncio di Emmis Interactive e Intel con Ibiquity. L'idea di fondo dell'applicazione Android presentata a Las Vegas non è particolarmente nuova. Emmis ha messo a punto un prodotto chiamato TagStation che permette di interagire, sullo smartphone, con i contenuti e gli annunci pubblicitari di una stazione radio, tramite navigazione Web, messaggistica SMS e codici QR Code. E' insomma l'idea - finora più teorica che pratica - di mettere insieme la copertura estesa del broadcast e il canale di ritorno delle reti 3G per offrire servizi basati sull'ascolto di musica e acquisto di brani, o di comunicazione pubblicitaria più personalizzata e orientata alla rintracciabilità geografica di chi ascolta in mobilità. Aspetto da non trascurare: TagStation funziona con HD Radio ma anche con i metadati trasmessi via RDS su FM. E il chip Intel, che in FM consuma appena un massimo di 70 mW e in DAB scende addirittura a 50 mW, offre anche lui la massima flessibilità, coprendo le frequenze FM analogiche e digitali (tra 76 e 108) e il DAB in banda VHF III. A questo livello si potrebbe pensare di rimpiazzare senza troppi problemi, con un chip ibrido analogico e digitale, componenti che oggi sugli smartphone permettono di sintonizzarsi sulle stazioni analogiche. Come al solito, restate sintonizzati per ulteriori informazioni.

21 aprile 2012

Addio Chumby, precursore della "glanceable information", oggi in cerca di imprenditori illuminati

Sembra proprio che l'avventura commerciale di Chumby sia ormai terminata. Il progetto risale a 2006, con i primi esemplari "alfa" rilasciati nel 2007. Nel 2008 Chumby nasce come primo prodotto commerciale, seguito nel 2009 da Chumby One. Possiamo considerarlo a tutti gli effetti uno dei primi esempi di hardware open source, di poco successivo ad Arduino. Oggi verrebbe inserito nel filone dei computer embedded rappresentati da oggetti come BeagleBoard, o come il recentissimo Raspberry PI.
Ma Chumby è stato un precursore soprattutto dal punto di vista del software, perché intorno a questa innovativa "radiosveglia" è stato sviluppato un ambiente modulare centrato su Linux e popolato da "widget" specializzati il cui sviluppo è sempre stato aperto. Il fattore di forma è appunto quello di una radiosveglia ma il dispositivo è stato chiaramente pensato per la visualizzazione di flussi informativi direttamente da Internet, incluse le Web radio. Tempo fa ne ho acquistato un esemplare (modello Chumby One) perché rispetto alla prima versione, oltre a supportare la ricezione delle radio via Web montava un tuner FM, un chip a basso consumo della Quintic, il QN8005B, con decodifica RDS incorporata. Ma soprattutto al centro di questo progetto c'è un microprocessore Freescale iMX.233 a 454 MHz in grado di fare molte cose.
Il cervello di questa piccola meraviglia si chiama Bunnie Huang, un hardwarista di grande talento (la sua ultima schedina miracolosa lavora sul concetto di Net TV e Bunnie è anche violinista, un autentico genio). Dallo stesso progettista è arrivata nel frattempo una versione da hacker della scheda madre del Chumby, che non è direttamente supportato dalla società che commercializza(va) i prodotti al pubblico ma contiene quasi tutta la componentistica originale (non c'è purtroppo il chip FM). La Chumby Hackerboard viene venduta dalla celebre "kit-maker" AdaFruit Industries a soli 89 dollari e offre parecchia documentazione e software open source a contorno.
La presenza di un processore così potente rendeva molto stimolante Chumby a causa delle possibili interazioni con i front end in radiofrequenza per Software Defined Radio indipendenti dal PC. Non è affatto casuale la citazione che Chumby (e Beagleboard o Raspberry PI) hanno meritato in un recente post di Howard Long G6VLB, sul blog del progetto SDR FunCube Dongle, il front end a basso costo (ma non tanto basso come la generazione di chiavette DVB-T di cui si parla tanto in questi giorni) per la demodulazione SDR di segnali in banda VHF e UHF. In futuro sarà inevitabile l'avvento di ricetrasmettitori SDR basati su questi computer ultraleggeri e secondo me queste sperimentazioni riguarderanno anche la generazione di FPGA con CPU integrate introdotta da Xilinx con Zinq.
Purtroppo, invece, nel mercato di massa il Chumby non ha dato prova di essere sufficientemente robusto o "appealing" nei confronti del grande pubblico. Il prodotto, per quanto innovativo, intelligente e anche simpatico (tutti hanno bisogno di una radiosveglia e nell'era dei social network averne una che visualizza Twitter, Facebook e tutto il resto può avere senso), non ha abbastanza energia per andare contro il mainstream rappresentato dagli smartphone.
Purtroppo non sembra essere bastata neppure l'alleanza tra Chumby e Sony, per l'uso da parte di quest'ultima della piattaforma software dei widget Chumby, basata a sua volta su Adobe Flash Lite, in un prodotto Sony misconosciuto che si chiama come un fustino di detersivo: Dash, un "internet viewer" che somiglia molto a un Chumby One, ma con schermo più grande e senza radio FM. Forse è proprio il sostanziale fallimento di Adobe Flash Lite, inteso come ambiente di esecuzione di app mobili, ad aver portato sfortuna a Chumby. Anche il Dash non risulta più disponibile sullo store online di Sony che invece sembra puntare su un concetto analogo mettendo i widget e la visualizzazione dell'informazione sul suo nuovo Smart Watch, un piccolo Chumby da polso.
L'altro giorno The Verge ha pubblicato la notizia, confermata dall'attuale CEO di Chumby Derrick Oien, secondo cui la società è virtualmente in liquidazione. Tutti i dipendenti sono confluiti in Technicolor, colosso francoamericano un tempo noto come Thomson SA e Thomson Multimedia e attivo - che combinazione - anche nel segmento degli impianti di trasmissione radio con la ex Thomson CSF prima fusa con Thales e in seguito riacquistata e ribattezzata Thomson Broadcast. In Technicolor gli ex sviluppatori di Chumby si occuperanno di proiettori TV connessi a Internet. Oien ha dichiarato a The Verge che tutto la intellectual property di Chumby sono in vendita. Penso che sarebbe bello se un imprenditore illuminato o un gruppo di progettisti hardware e software partisse dal lavoro svolto in qui per esplorare la possibilità di sviluppare nuovi prodotti ibridi capaci di veicolare le informazioni che arrivano dal mondo convergente di Internet e della radiofonia digitale, l'universo del Broadband/Broadcast. Qualche ispirazione potrebbe arrivare dall'intervista con il capo di Ambient Devices, teorico della "glanceable information", l'informazione a colpo d'occhio, Pritesh Gandhi (Ambient Devices è uno spin off del MIT Media Lab). Con la graduale scomparsa del personal computer come piattaforma predominante per la visualizzazione dei dati in real time, è possibile che i dispositivi embedded come Chumby affianchino gli smartphone che portiamo in tasca) e i televisori connessi aprendo - nelle nostre case, negli uffici, ovunque ci sia una superficie d'appoggio, una parete, un impianto qualsiasi da controllare - una miriade di piccole finestre interattive sulle infinite correnti di informazioni visuali, grafiche e, perché no, sonore che solcano gli oceani della convergenza.

SDRdx, il software Mac per ricevitori RFspace ora anche per Win

Si sta sviluppando molto il progetto di Ben Williams, autore di una ampia riscrittura per sistema Mac OS X del programma CuteSDR, un open source associato alla linea di ricevitori SDR della RFSpace. Il programma, SDRdx, è arrivato alla versione 2.02 e Williams lo ha ricompilato anche per Windows. Tutte le nuove feature aggiunte alla versione base di CuteSDR ora sono disponibili per Mac e Win. I ricevitori RFSpace che non supportano il protocollo TCP, tipicamente il modello SDR-IQ necessitano di un server per pilotare la radio collegata alla porta USB e Williams mette a disposizione anche questi server, sia per Mac, sia per Win e i driver per la porta USB. Tutto questo si può scaricare da questo indirizzo.
Credo che sarebbe molto interessante studiare la possibilità di adattare SDRdx ad altri tipi di front end SDR ma Williams ha scelto di chiudere il sorgente che CuteSDR aveva lasciato aperto. In ogni caso è più che dimostrata la capacità del Mac di adattarsi al mondo della Software Defined Radio e considerando che molti radioamatori lo utilizzano nativamente (e non solo in emulazione Windows, come sono costretti a fare alcuni per poter accedere alle applicazioni Win) forse i produttori di ricevitori commerciali - penso in particolare al nuovo arrivato dalla italiana Elad - dovrebbero esplorare questa opportunità.

20 aprile 2012

Finalmente la radio: GFK Eurisko presenta i primi risultati di RadioMonitor

C'era molta attesa, questa mattina a Milano, per il debutto in società dei primi dati di RadioMonitor, il servizio di monitoraggio dell'audience radiofoniche con cui GFK Eurisko mira a prendere il posto - ancora non si sa bene se da sola o in condominio con altri provider, ad esempio Ipsos - della defunta Audiradio. Una folla da grandi occasioni ha riempito il grande auditorium della sede di Unioncamere in corso Venezia e l'evento si replica domattina a Roma, all'Hotel Exedra Boscolo di Piazza della Repubblica. Riassumendo molto GFK Eurisko ci dice che la radio è ancora molto ascoltata (oltre il 65% della popolazione italiana nel giorno medio); che viene apprezzata dalla parte più colta, attiva e professionalmente impegnata di maschi e femmine; che può continuare a svolgere un ruolo importante anche tra il pubblico giovanile, per esempio per la promozione e la scoperta di nuova musica, e che soprattutto può diventare un asset fondamentale nelle strategie pubblicitarie delle aziende e degli inserzionisti italiani, colpevoli secondo gli esperti di GFK Eurisko di seguire approcci troppo "monomediali" (leggi: a fare spot solo sulla televisione).
L'amministratore delegato GFK Eurisko Remo Lucchi - appassionata "anima" di questa ricerca, a quanto ha affermato uno dei panelist, Giuseppe Minoia - ha svolto una breve introduzione alle quattro presentazioni che si sono succedute nella mattinata, dedicata ovviamente al problema della misurazione dell'ascolto della radio nelle varie fasce della giornata, ma anche alla demografia e alla tipologia delle persone che la ascoltano e naturalmente agli intrecci tra queste informazioni e l'investimento pubblicitario. Ma è stato preso in considerazione anche il tema puramente qualitativo del "significato" della radio con una analisi, effettuata a Minoia, che oserei definire come un "viaggio sentimentale" nel pianeta radio.
Alla fine, al di là dell'aspetto inevitabilmente commerciale legato alla presentazione di servizio che ha inevitabile ricadute sul valore del mercato radiofonico e sulle linee contenutistiche che gli editori devono imprimere per massimizzare tale valore, mi sento di poter dire che tutti i quattro relatori hanno proposto a loro modo una dichiarazione d'amore nei confronti di un mezzo sicuramente trascurato dagli investitori pubblicitari (in questo momento disorientati dalla mancanza di precise metriche di valutazione) ma al tempo stesso pieno di virtù indiscusse (leggerezza, scarsa invasività, capacità di adattamento ad altri media, efficacia della comunicazione, tempestività giornalistica) e valore intrinseco per i suoi ascoltatori.
Gianluca Nardone, di Sinottica ha presentato l'articolato contesto in cui si muove la ricerca RadioMonitor, che a differenza di Audiradio ha l'ambizione di mappare quelli che sono i dati quantitativi di ascolto e le informazioni sulle caratteristiche di età e sesso degli ascoltatori, delle loro abitudini di ascolto nelle diverse fasce della giornata, nella matrice della Grande Mappa che Eurisko utilizza per differenziare la natura degli individui in base alle diverse gradazioni (rappresentate sugli assi orizzontale e verticale) dei tratti "duri" (razionalità, competizione, forza, piacere, assertività) e dei tratti "morbidi" (sentimento, amore, cultura, moderazione, riflessività). Una matrice che mescola, insomma, le due componenti maschili e femminili, i due emisferi del cervello, per cercare di definire in chiave più psicologica le propensioni dei "responsabili d'acquisto", come i ricercatori di mercato definiscono gli acquirenti dei beni oggetto di campagne pubblicitarie. Nel confronto con il posizionamento di una decina di anni fa è emerso il ritratto di una radio fortemente sbilanciata su quella che la Grande Mappa di Eurisko determina come "elite": individui capaci di coniugare forza e riflessività, cultura e assertività- Un ritratto lusinghiero e forse anche abbastanza realistico - fatte le tare del discorso promozionale appena fatto - di un mezzo sorprendentemente ancora molto giovanile. La teoria è che se l'autoradio domina come "device" utilizzato per l'ascolto - subito seguito da apparecchi radio e in seconda battuta da televisore, cellulare, Internet e lettore mp3 - diventa quasi naturale l'affermazione del mezzo tra i giovani che attraverso la patente di guida appena conseguita "riscoprono" al tempo stesso la radio e la loro autonomia di individui.
Poi Giorgio Licastro ha illustrato il funzionamento di un sistema di rilevamento che oltre al meter (un totale di 10 mila casi in sette ondate da 1.400 panelist ciascuno) basato sulla tecnologia "sound matching" (ricordo per esempio che il sistema presentato da Ipsos ha un meter basato su marcatori non udibili), ricorre al mezzo più tradizionale delle interviste telefoniche (CATI). Più specificatamente sono 120 mila le interviste effettuate in e alla loro versione moderna del "Dialogatore", un diario d'ascolto elettronico. Licastro ha dapprima presentato i dati generali sull'ascolto, senza entrare nel dettaglio delle emittenti più ascoltate, quantificando in 34,35 milioni di italiani gli ascoltatori del giorno medio (43,95 milioni nella settimana). E in seguito si è soffermato su alcune semplici simulazioni dell'efficacia di campagne pubblicitarie su più mezzi, basandosi sulla profilatura di alcune emittenti (sempre anonime), ottenuta come si diceva dalla sovrapposizione dei dati di ascolto sulla matrice qualitativa della Grande Mappa. Davvero efficaci - e spero che mi arrivino delle slide - i grafici 3D animati che Licastro ha ottenuto utilizzando un software - "Plain numbers" mi pare di aver capito - messo a punto da Paolo Casti, chief strategist di Clear Channel Italy.
Infine è stata la volta della presentazione dello studio qualitativo che GFK Eurisko ha finanziato a contorno della sua indagine quantitativa. Minoia ha intitolato il suo intervento con un allusivo "Con la radio".
I risultati comunicati ieri, basati su una prima tranche di 40 mila interviste CATI e dei rilevamenti effettuati con i meter, saranno seguiti a fine maggio, una volta raggiunta la soglia delle 60 mila interviste, dalle classifiche di ascolto vere e proprie. Altre 60 mila interviste verranno realizzate nel corso dell'anno, con l'obiettivo di consolidare anche il novero delle emittenti monitorate. Secondo le informazioni comunicate oggi tutti i maggiori network hanno aderito a RadioMonitor e sarebbero "in va di formalizzazione" gli accordi con Radio RAI e con Radio 24. Alla lista si aggiungono quasi 290 emittenti locali importanti.
Sul sito GFK Eurisko trovate un pdf riassuntivo dei dati di cui stiamo parlando. Nell'attesa di informazioni e tabelle più dettagliate potete ascoltare l'audio della presentazione di "Finalmente la radio" che ho realizzato questa mattina:



Ecco, dalle slide proiettate in occasione della presentazione milanese, i grafici relativi agli ascolti radiofonici, ai luoghi da cui si ascolta e ai dispositivi utilizzati:





18 aprile 2012

CPU+FPGA: combinazione vincente per l'SDR?

Credo che la lettura di questo breve articolo di Jack Ganssle su EE Times - "The rise of the FPGA?" - possa risultare stimolante per le schiere di sperimentatori dell'SDR (molti dei quali italiani) che utilizzano la logica programmabile delle FPGA per implementare gli algoritmi di "down conversion" nei ricevitori SDR a campionamento diretto. Come il Perseus o il più recente FDM-S1 di Elad. L'editoriale di Ganssle parte dall'annuncio di una nuova tipologia di prodotto della società Xilink, il big della produzione di FPGA (tra lei e Altera controllano oltre l'80% del mercato della logica programmabile), una linea chiamata Zynq. La particolarità di Zynq è il fatto di integrare sullo stesso chip un microcontrollore ARM Cortex-A9, di per sé molto potente, circondato da una grande quantità (fino a 350K celle secondo il datasheet) di logica, appunto, programmabile. Il chip è direttamente cablato sul componente (hard-IP), si tratta in pratica di un ibrido CPU-FPGA.
Inizialmente, confessa l'autore del pezzo, il componente non appariva come una novità sconvolgente. Da tempo, scrive Ganssle, in logica programmabile vengono implementati veri e propri processori general purpose, sia sotto forma di logica cablata "hardwired" (hard-IP, dove IP sta per intellectual property) sia come logica soft (soft-IP) da caricare sulla FPGA al momento in fase di boot, di avviamento. Ora che Xilink ha annunciato l'implementazione Linux per la famiglia di FPGA ibride Zynq-7000 Extensible Processing Platform, la prima reazione di Ganssle è stata di forte scetticismo: perché sprecare tante celle di logica programmabile per implementare un sistema operativo?



Ganssle ammette di non aver preso in considerazione un fattore: su Zynq il "core" del processore ARM è cablato e tutto il resto della logica programmabile resta disponibile per la realizzazione di operazioni più complesse, come l'I/O o certi tipi di trattamento del segnale. Che è poi la missione di una FPGA, considerando che questi dispositivi non sono altro che delle grosse matrici di porte logiche elementari la cui "programmazione" consiste nel settare le linee di comunicazione tra una cella e l'altra in modo che un insieme di celle possa svolgere una funzione logica molto più complessa. Le FPGA lavorano così, implementando in modo molto più veloce algoritmi che programmati su un microprocessore universale (dove la programmazione implica istruzioni software) risulterebbero vincolati al set di istruzioni del processore stesso e al suo passo di esecuzione.
La combinazione CPU-logica programmabile è dunque qualcosa di molto interessante perché offre a chi costruisce dispositivi digitali la convenienza di un microcontrollore generico (che in questo caso per esempio esegue il kernel di un sistema operativo) e la flessibilità e velocita di una logica completamente plasmabile. Tanto da far compiere a Ganssle un ragionamento ulteriore. Nella vulgata dell'industria digitale contemporanea ci sono dispositivi che, come i personal computer o gli smartphone, possono funzionare alla perfezione con un microprocessore. Altri, come certi componenti che troviamo all'interno dei nostri decoder televisivi, che richiedono una logica più personalizzata che viene tuttavia cablata all'interno di chip customizzati come gli ASIC, che oltretutto consumano molto meno. Operazioni veramente di nicchia - vedi il caso dei nostri ricevitori SDR - vengono implementate su FPGA per ragioni di costo. Quando la genericità di un microprocessore costringe i progettisti hardware a ricorrere a logiche personalizzate, solo volumi di produzione molto elevati giustificano l'uso di un ASIC. Mentre per produzioni molto limitate può risultare molto più conveniente, nel complesso, servirsi della logica programmabile FPGA, che singolarmente è un prodotto molto costoso e abbastanza famelico in termini di potenza dissipata.
Questo però è quanto avveniva fino a ieri. Oggi, spiega Ganssle, il mercato degli ASIC sta rapidamente cambiando perché le geometrie del silicio si stanno restringendo sempre di più. Per risultare economici degli ASIC sulla scala dei 28 nm, per esempio, richiedono volumi di produzione enormi, sull'ordine delle centinaia di milioni di pezzi. Con Zynq a chi dovesse realizzare dispositivi in quantità meno importanti, potrebbe risultare più conveniente rinunciare agli ASIC, optando piuttosto per una combinazione FPGA+microcontrollore. Ganssle cita addirittura l'industria automobilistica, oggi alle prese con una problematica nuova come l'implementazione della logica di controllo dei sistemi radar anti-collisione (una funzione che in Europa dovrebbe diventare obbligatoria nei prossimi anni). Questa è una tipica applicazione da logica programmabile o cablata, anche perché i radar che dovevano originariamente entrare in produzione utilizzavano la frequenza di 24 GHz e recentemente la Commissione Europea ha accettato una proroga che sposta al 20118 l'adozione di questi sistemi per consentire all'industria di spingerne la frequenza fino a 79 GHz, una porzione di spettro più praticabile se si punta a un impiego su vasta scala dei sistemi anti-collisione. L'industria automobilistica avrà bisogno di chip molto performanti e a basso consumo ma, conclude Ganssle, non è per forza detto che agli attuali costi degli ASIC, questi ultimi risultino meno costosi della nuova generazione di FPGA ibrida che Xilink ha introdotto sul mercato con Zynq.
Tornando alla questione che ci interessa di più, l'SDR, immaginate le potenzialità di una FPGA che oltre a consentire l'implementazione di un down converter molto efficiente, permettesse anche di gestire funzioni DSP come il filtraggio e la demodulazione e in più la gestione delle interfacce utente. Sarebbe un vero break-through sul fronte delle radio SDR indipendenti da computer e processori esterni.

16 aprile 2012

Superchiavette SDR: deludono le prime prove in Wide FM


Cresce il livello di attenzione nei confronti delle miracolose chiavette USB per la ricezione del digitale televisivo terrestre "hackerate" per funzionare come economici front end per i più diffusi programmi di demodulazione Software Defined Radio. Un caro amico che in genere ama conservare l'anonimato ed è grande esperto di chipset e SDR, mi ha raccontato l'altro giorno di aver acquistato attraverso un punto vendita GBC lo stick "Not Only Tv Net" modello LV5T Deluxe, che abbina la ricezione del DTT a quella del DAB/DAB+. Gli ho suggerito di fare qualche prova per vedere se anche questo dispositivo fa parte della categoria "RTL2832" e i suoi test, effettuati in queste ore, confermano che sì, anche questa chiavetta (costo inferiore ai 30 euro) può essere pilotata dai cloni Winrad. Le prove svolte riguardano finalmente l'FM sugli 88-108 (il software utilizzato è WRPlus) ma i risultati non sembrano essere troppo confortanti per gli appassionati di ricezione "estrema": i segnali più deboli non vengono demodulati, almeno non con le impostazioni utilizzate finora. Ma direi di lasciare la parola al mio esperto lettore (la schermata che illustra le sue osservazioni non è stata effettuata con WRPlus ma con HDSDR, che non è in grado di demodulare in WFM, ma i livelli dei picchi in corrispondenza delle varie stazioni sono ben distinguibili e lo spettro appare sicuramente più vuoto di come dovrebbe essere):

WRplus funziona (1.10), sa usare lo stick DVB-T e decodifica in stereo mode, le stazioni FM 88.5-108, visualizza l'RDS, ecc. Senza capire molto bene, lo span era fissato a 1 MHz
e quindi si "vedevano" fino a 5 stazioni nello spettro [prove effettuate a Roma, NdR], ma non si decodificavano tutte, solo le più forti e medie... Perchè la dinamica è solo a 8 bit? RDS è dato solo per le stazioni molto forti. Il risultato è confermato dall'applicazione Windows nativa [fornita con la chiavetta]: elenca solo le stazioni medie-forti e non dà RDS. Sorprendente a prima vista ma nessuno fa miracoli.
Conclusione personale (salvo smentite, magari bisogna settare bene certi altri parametri, qualcun'altro indagherà):

I "DVB-T stick RTL based" sono sicuramente una ottima palestra per capire l'SDR a prezzi contenutissimi ( 20-30 euro!) Probabilmente, non male per frequenze da 144 MHz in su,
come [sembrano confermare le prove di Chris]. Negli 88.5-108.0 vale quanto detto sopra. Ora, sono limitazioni dovute alla dinamica ADC ( 8 bit ) o al silicon tuner non ottimizzato per queste cose? Nel FUNcube , con ADC a 16 bit, dovrebbe essere "meglio" per le frequenze HAM 144 MHz etc . Si potrebbero fare paragoni, io non ne ho la possibilità.
Avrai notato che i tipi del progetto Osmocom hanno provato a costruire una schedina con SiliconTuner E4000 ma con front end dual ADC a 4 MS/s 14 bit. Se continuano nell'impresa e arrivano in porto, potranno dare un risultato solido. [L'obiettivo del progetto Osmocom è quello di arrivare a una soluzione intermedia tra il FunCube Dongle - che ha solo 96 kHz di larghezza di banda, peraltro sufficienti per la decomodulazione WFM, magari senza RDS - e il costosissimo front end USRP.] Il mio parere un tanto al chilo: l'informazione se non c'è , non c'è. 8 bit sono pochi (poi quanto buoni?). Frontier Silicon per i suoi chip DAB mi sembra utilizzi 10 bit, qualcosa vorrà pur dire.


Aggiungo qui anche qualche riferimento molto utile per chi intende utilizzare le chiavette DVB-T in ambiente GNU Radio (dopotutto la cosa è nata proprio da lì). Stefano Sinagra IZ0MJE ha postato i primi risultati ottenuti con chiavetta DAB Noxon e la spiegazione per i "linusiani" è di una chiarezza esemplare. Da leggere anche i commenti al primo post sul suo blog Tarapippo Express, dove c'è il rimando al progetto di Balint Seeber (ecco il 27enne programmatore di Sydney nell'articolo sugli hacker appena uscito su GQ Australia!) "Gr-baz" per l'accesso diretto al bit-stream non modulato (ricordo che in orgine questo stream doveva essere salvato su file per essere rielaborato in batch).

SCF, accordo fatto con i network commerciali

Accordo raggiunto tra discografici e network radiofonici. SCF ed i principali network nazionali - Radio 101 , Radio 105, Radio Capital, Radio Italia, RDS, Radio Deejay, Radio Montecarlo, M2O, Virgin Radio - ponendo fine al contenzioso giudiziario avviato nel 2009, hanno firmato un nuovo accordo quadriennale che copre tutte le aree di utilizzazione di musica sul fronte broadcasting, qualunque sia la piattaforma tecnologica utilizzata per la distribuzione dei programmi. L’accordo prevede un adeguamento del 25% della percentuale del compenso spettante agli artisti ed ai produttori discografici per la diffusione al pubblico del loro repertorio ed una puntuale rendicontazione analitica da parte delle emittenti, che consentirà una più precisa attribuzione dei compensi agli aventi diritto. Oltre al nuovo accordo, SCF e le radio hanno anche sottoscritto una transazione riguardante tutto il contenzioso precedente, oggetto di una complessa controversia giudiziaria.
“Siamo particolarmente soddisfatti della positiva risoluzione dell’intesa raggiunta con i network” - afferma il presidente di SCF, Enzo Mazza - “un accordo che oltre a remunerare in maniera più moderna ed efficace i titolari dei diritti, case discografiche ed artisti, ristabilisce un rapporto più sereno tra due settori che da sempre sono partner nella promozione della musica".
La Società Consortile Fonografica, costituita nel 2000, è il consorzio che gestisce in Italia la raccolta e la distribuzione dei compensi dovuti ad artisti e produttori discografici, per l'utilizzo in pubblico di musica registrata, come stabilito dalle direttive dell'Unione Europea e dalla legge sul diritto d'autore. Approvato dall'Antitrust, il consorzio è oggi composto da case discografiche major e indipendenti e attualmente tutela i diritti discografici di oltre 300 imprese, rappresentative di larga parte del repertorio discografico nazionale e internazionale pubblicato in Italia (circa il 95% del mercato). SCF gestisce, inoltre, i diritti di decine di migliaia di artisti ed interpreti italiani e stranieri, grazie agli accordi di collaborazione con IMAIE, Istituto Mutualistico Artisti Interpreti Esecutori. Infine, per conto di AUDIOCOOP, SCF raccoglie i compensi riferiti al repertorio delle etichette discografiche loro associate, nell'ambito del settore della pubblica diffusione. Al servizio degli utilizzatori, per la diffusione di musica nel rispetto della legalità. Attraverso il rilascio di un'unica licenza, SCF consente agli utilizzatori di diffondere in pubblico il repertorio musicale di tutte le case discografiche rappresentate dal consorzio, nel rispetto di quanto stabilito per legge.
L'ultimo accordo collettivo risale al febbraio di quest'anno e riguarda la convenzione con Confesercenti rivolta ad oltre 350.000 imprese del commercio, del turismo, dei servizi, dell'artigianato, nonché alle pmi dell'industria. Quella convenzione definiva termini, condizioni applicative e procedure semplificate per la determinazione e il conseguente riconoscimento dell’equo compenso, dovuto ad artisti e produttori discografici per l’utilizzo in pubblico di musica registrata, come previsto dalla legge sul diritto d’autore e dalle direttive dell’Unione Europea (la famosa questione della "radio in negozio").

Wireless hack: dai pager giocattoli a Arduino Due e Raspberry l'open hardware alle feste degli hacker

Arrivata stamane, la solita newsletter del guru della sicurezza Bruce Schneier, consiglia la visione di un breve intervento di Avi Rubin, docente di computer science alla Johns Hopkins University, nel quadro della famosa iniziativa TEDx. Sono quindici minuti tutti dedicati all'hackeraggio di dispositivi wireless in cui l'ospite di TEDx racconta di una serie di studi che gli esperti di sicurezza "buoni" svolgono per mettere in evidenza le vulnerabilità prima che queste ultime vengano sfruttate dai "cattivi".



Rubin parla per esempio dei possibili attacchi wireless a dispositivi elettromedicali come i pace maker cardiaci, ma anche a tutte le manipolazioni che sarebbe teoricamente (e praticamente) possibile effettuare a distanza contro automobili sempre più farcite di microcontrollori e interfacce radio non adeguatamente protette (assolutamente vero, ricordo ancora a un convegno di infomobilità l'intervento di due programmatori italiani che erano riusciti a trasmettere false informazioni ai navigatori attraverso i bit del sistema RDS-TMC).
Tra gli "hack" citati c'è anche quello che coinvolge un dispositivo non conosciuto in Italia, almeno credo. Il pager giocattolo della Mattel, GirlTech "IM-ME" che serve per inviare messaggi istantanei via computer senza sfruttare il Wi-Fi ma utilizzando una connessione a 900 MHz (ma c'è anche una versione a 433) gestita attraverso un componente Texas Instruments, il system on chip CC1110. Avevo già incontrato questo strano ma serio giocattolo, che su Amazon.co.uk costa 16 sterline. Gli hacker hanno per esempio trovato il modo di trasformare il suo semplice display a cristalli liquidi in un rudimentale analizzatore di spettro panoramico per la banda coperta dal chip TI (descritto anche qui). Ma un paper annunciato nel corso di una conferenza USENIX lo scorso anno ha dimostrato che il pager color rosa può diventare un pericoloso jammer per i walkie-talkie professionali che utilizzano lo standard APCO-25, il TETRA americano in dotazione anche alla polizia: il chip CC1110 opera sulle stesse frequenze!
Lo spirito degli hacker, che poi è lo stesso dei radioamatori degli anni 10 e 20 del secolo scorso, o dei moderni sperimentatori del Software Defined Radio, sempre amatoriale, rivive nelle iniziative della Open Hardware Association, di cui potete leggere in questo post della community di Arduino, il celeberrimo microcontrollore open hardware promosso da Massimo Banzi. La OHA è il momento costitutivo dell'Open Hardware Summit, un evento che quest'anno, a settembre, presso l'Eyebeam Art+Technology Center di New York (tra pochi giorni in quella stessa sede si terrà il Sound Research Summit), vivrà la sua terza edizione. L'Open Hardware Summit sarà tra l'altro sponsorizzato da Sparkfun, una società specializzata in kit per la sperimentazione elettronica che i radioappassionati molto interessante: tra i prodotti una schedina che permette di fare molte manipolazioni sul chip SiLabs 4703, che implementa una radio FM/RDS.
Mi rendo conto che questo post rischia di essere fin troppo rapsodico, ma vorrei concludere proprio con Arduino, ricordando il ruolo che proprio questo microcontrollore potrebbe avere nella realizzazione di ricevitori SDR autonomi rispetto ai computer general purpose. Poche settimane fa a Milano, l'iniziativa dell'amico Marco Ottolini, Startuppami, ha organizzato un incontro con Massimo Banzi. Ecco l'audio della sua presentazione:



La grossa novità in arrivo probabilmente entro l'anno sarà la seconda generazione della piastrina programmabile, Arduino Due. Secondo Banzi monterà un microprocessore Cortex-M3 a 32 bit della Atmel, che integra dei canali ADC/DAC. I milanesi a partire da domani potranno entrare in contatto con il concetto di Open Design di Arduino visitando in occasione del Salone del Mobile la mostra The Future in The Making, dove verranno esposti diversi progetti selezionati da Banzi in persona. Senza contare quello che al di là di Arduino è il progetto di "nanocomputer" più celebre del momento, Raspberry Pi. I primi esemplari del minuscolo pc completamente autonomo e basato su architettura ARM/Linux, vengono consegnati in questi giorni, anche se la reperibilità appare problematica a causa dell'enorme interesse suscitato.

14 aprile 2012

Newstar DR111, le onde corte digitali ci provano ancora

Una "first impression" del ricevitore per onde corte digitali DRM DR 111 della Newstar Electronics è appena stata pubblicata sul blog specializzato DRM NA Info.
Molti shortwave listeners sono interessati a vedere come andrà a finire con questo ennesimo tentativo commerciale, dopo le grosse delusioni dei primi modelli usciti in questi anni. In teoria il ricevitore cinese Newstar dovrebbe essere disponibile per tutta Europa entro aprile, almeno a quanto mi ha confermato un messaggio ricevuto dal distributore tedesco, PFS Digital Radio. Il prezzo per l'apparecchio comprensivo di tasse e spedizione, è di 179 euro con trasferimento bancario (in pre-ordine, con garanzia informale che se la spedizione non avverrà i soldi verranno restituiti). Sono già disponibili il manuale utente in inglese e uno spreadsheet con alcuni valori di sensibilità/selettività.
Negli ultimi mesi la sperimentazione del DRM da parte dei broadcaster ha subito qualche ridimensionamento, a causa dei tagli apportati alle ore complessive di trasmissione (analogica o digitale che fosse). Resta l'interesse manifestato da Russia e India per le loro trasmissioni interne, ma non credo ci saranno segni concreti di adozione su larga scala senza un reale impatto sul mercato dei ricevitori. Un altro pianeta tutto da esplorare è rappresentato dalle prospettive ancora incerte dell'eventuale adozione del DRM+ nelle frequenze 88-108 in sostituzione della FM analogica.
Il silicio di questo modello Newstar dovrebbe rappresentare un segnale di discontinuità rispetto al passato. Il marchio cinese CDNSE ChengDu NewStar Electronics, era dietro l'avventura, del ricevitore digitale Uniwave, oggi scomparso dai radar, ma siamo ancora lontani da una massa critica di ricevitori. In teoria il partner CDNSE dovrebbe essere la Mirics (i due avevano annunciato una collaborazione già nel 2007, sulla base di quella che oggi dovrebbe essere l'architettura Mirics FlexiRF), ma è difficile dire quali chipset siano stati adottati per questo DR111. Dal punto di vista del marketing, pesa l'incognita DRM+: il ricevitore NewStar è digitale solo nella parte onde corte e medie (DRM30) e non si sa nulla dell'eventuale evoluzione digitale della parte FM. E' praticamente impossibile immaginare da parte dell'industria della radio FM una adozione su scala non limitata del DRM+ senza che il mercato offra qualche possibilità di ricezione a livello con apparecchi stand alone. Alla scorsa edizione del salone IBC di Amsterdam era stato presentato un prototipo di una chiavetta USB per la ricezione DRM+ sul computer, ma non si è saputo altro sulla tempistica e niente si sa sull'eventuale possibilità di effettuare un upgrade del DR111 per renderlo compatibile con il DRM+
Per quanto uno si sforzi di essere ottimista, le prospettive dello standard DRM non sono incoraggianti. Anche leggendo le osservazioni del Broadcasting Board of Governors in merito ai volumi di ricevitori a onde corte convenzionali effettivamente in funzione, non credo proprio che per l'emittenza internazionale il DRM possa rappresentare, ormai, una ragione solida per il mantenimento di servizi che vengono sospesi a prescindere. Un singolo ricevitore da 200 dollari non cambiano di molto le potenzialità del mezzo nelle aree più povere e politicamente critiche né del resto una radiofonia internazionale in qualità digitale sembra avere molte possibilità di scatenare l'interesse da parte degli ascoltatori nelle nazioni evolute.

13 aprile 2012

L'organo di controllo della VOA "smitizza" il ruolo delle onde corte

Il blog del BBG, il Broadcasting Board of Governors che regolamenta le trasmissioni per l'estero finanziate dall'amministrazione americana, pubblica una lunga confutazione di una serie di "miti", quelli per cui l'ente starebbe smantellando una infrastruttura in onde corte a favore di canali distributivi più al passo con i tempi. Tra i presunti "fatti" contestati dal BBG ci sono il numero di ricevitori a onde corte in funzione nel mondo (che non sarebbero affatto quel miliardo stimato da alcune fonti), il fatto che le onde corte interessano molto al governo cinese (è interessato solo a interferire sulle nostre frequenze, afferma il Board) e la presunta immunità delle onde corte da azioni di blocco che invece penalizzano Internet. Su questo ultimo punto la risposta è molto dettagliata e mette in risalto l'efficacia del jamming e delle interferenze con un campione di registrazioni effettuate nelle località target. Il Board conclude sottolineando che in Cina la presenza di numerose parabole satellitari consente la trasmissione di programmi radio con fotografie, che oltretuttocostano 250mila dollari contro i 7 milioni delle infrastrutture su onde corte.
Sono obiezioni sensate, anche se resto dell'idea che il mezzo sia tutt'ora imbattibile per economicità e semplicità delle attrezzature di ricezione. Sui costi di trasmissione mi sembra discutibile calcolarli sulla base di potenze impegnate secondo me irrealistiche ed eccessive. L'aspetto del jamming è sicuramente un ostacolo importante, ma non è detto che non debba essere gestito in modo diverso. Comunque la lettura il parere ufficiale del BBG è molto interessante e la raccolta di campioni audio sulle condizioni di ascolto delle trasmissioni di VOA, RFA e altre in località della Cina e in diverse altre nazioni rappresenta, per quanto mi riguarda, una vera novità e un solido argomento. L'articolo non entra nel merito del declino generalizzato delle attività svolte fino a oggi da emittenti internazionali ormai chiuse o costrette a ridurre drasticamente la loro produzione, argomento che in linea di principio non dovrebbe essere correlato a quello della sempre più scarsa economicità delle onde corte. E invece viene il sospetto che in realtà si voglia mandare in soffitta, insieme alle onde corte, anche l'intero concetto di public diplomacy basata su contenuti radiotelevisivi in lingue diverse.
Sul piatto poi c'è un'altra questione, che riguarda l'uso delle onde corte su scala molto più limitata, nell'ambito cioè di servizi a copertura nazionale o regionale. Ma anche qui aleggia il fantasma - un po' cospirazionista, lo ammetto - della crisi finanziaria della globalizzazione e delle sue ricadute sui budget governativi e sull'informazione giornalistica a carico del contribuente. Sapete bene come la penso: governi su cui pesa la responsabilità di gravissimi errori politici, economici, militari (per non parlare dei livelli di corruzione e degli autentici casi di banditismo) hanno tutto l'interesse a mettere a tacere il pensiero critico riducendo l'investimento nel modello dell'emittenza pubblica e non asservita. Purtroppo questo inesorabile bavaglio si sta stringendo senza che i diretti interessati, i contribuenti e gli elettori, distratti e intristiti dalla crisi, battano ciglio.

Chiavette DVB-T, SDR ultraeconomico: le prime prove in bande ham radio

Cominciano ad arrivare anche in Italia le prime chiavette USB per ricezione televisiva DVB-T che gli hacker del Software Defined Radio hanno identificato come potenziali - ed economicissimi - front end RF per potenziali applicazioni software defined nelle bande (broadcast e amatoriali) delle VHF e UHF. Ricordo che sono chiavette equipaggiate con un chip Realtek RTL2832, un demodulatore che può essere facilmente "ingannato" in modo da dirottare verso la porta USB del computer il bitstream che esce dal primo chip di questi ricevitori digitali a due componenti, il tuner RF vero e proprio. In pratica in questo modo il computer può leggere (e demodulare con il suo software) la banda base digitalizzata dal tuner. Lo svantaggio di un set up di questo genere è che il bitstream viene campionato a 8 bit, che non sono granché: corrispondono in pratica a un ricevitore con una scarsa dinamica. Sembra però che il funzionamento di questi inattesi front end non sia poi tanto malaccio.


In questi giorni Christian Diemoz ha acquistato su Amazon.it una delle chiavette riportate nella "compatibility list" che gli appassionati stanno aggiornando su Reddit e più precisamente la LogiLink VG0002A (il costo su Amazon si aggira intorno ai 22 euro spese incluse ma in Europa esistono fonti ancora più a buon mercato). In queste sere Christian ha condotto una serie preliminare di prove di ricezione nelle bande radioamatoriali dei 6 e 2 metri e sui 70 cm. Come potete vedere dalle sue dettagliatissime note, corredate da link ai clip audio e da alcune videate, l'unica operazione preliminare consiste nel prelevare e lanciare l'installer che avevo citato in questo post, un software Windows (in teoria ricompilabile per altre piattaforme) realizzato dall'australiano Balint Seeber. Chris sottolinea che è sempre utile verificare che il driver ExtIO realizzato da Seeber finisca effettivamente nella stessa cartella in cui si trova l'eseguibile del software HDSDR, il demodulatore utilizzato per le prove (dovrebbe essere possibile utilizzare anche programmi derivati da Winrad come WRPlus). Le prove di Chris riguardano le frequenze radioamatoriali, sarà necessario proseguire i test anche nella banda 88-108 MHz, per controllare i livelli di robustezza di questi frontend e i margini di manovra per gli appassionati di ricezione FM nella gestione di segnali molto deboli e interferiti. Le chiavette di cui stiamo parlando sono già predisposte per l'ascolto dell'FM, ma è impossibile dire come si comporteranno, una volta sotto il controllo di una applicazione come WRPlus, davanti alle stazioni FM distanti pesantemente interferite da quelle locali.
Vi lascio comunque alle prove di Chris e all'audio che è riuscito a estrarre, con HDSDR, da queste radio software defined da pochi dollari. Chi avesse acquistato una di queste chiavette e volesse provare a installare il software necessario può seguire questa guida passo-passo realizzata da Giancarlo Polo, dettagliatissima e molto comprensibile (grazie a Giancarlo).

“RTL-SDR PROJECT”: PRIMA SERIE DI TEST

Chiavetta USB: LogiLink VG0002A.

Personal Computer: Intel Celeron (M) a 1.40 Ghz. Portatile con sistema operativo Microsoft XP.


Antenna: “Stilo” per ricezione DVB-T fornito con dongle USB, quindi non adeguatamente risonante su bande radioamatoriali 2m e 70cm. Oltretutto, posizionato sulla scrivania accanto al pc, senza particolare attenzione.

Software utilizzato: ExtIO di Balint Seeber quale “connettore” per la chiavetta DVB-T, con HDSDR (versione 2.13) per pilotare il ricevitore.

Osservazioni su installazione software: L'eseguibile fornito da Seeber, nella versione Windows, è davvero auto-guidante. L'unica accortezza che occorre avere (e non mi sembra sia accaduto di default, ho dovuto spostarli a mano) è che, per funzionare correttamente, i files creati dall'applicazione per l'ExtIO della chiavetta devono essere nella stessa directory di HDSDR.EXE. La configurazione dell'HDSDR è davvero semplice, costituita quasi solo da settare, nelle “Options”, l'ExtIO come Input (è per questo che, se non sente i files nella cartella, non consente di selezionare questa opzione). Le istruzioni sulle Wiki di Seeber, comunque, tolgono d'impaccio anche l'utente meno “sciolto”.

Primo test: A 145.500 MHz, in simplex FM, ho chiamato (e conversato brevemente con) IX1VKK, che è distante circa un km dalla mia abitazione. Io, per non saturare il ricevitore con la mia trasmittente (una Baofeng UV-3R, quindi per un output di circa 2W) sono uscito di casa, portandomi a una distanza di una quindicina di metri dall'immobile. IX1VKK aveva apparato base e antenna sul tetto, con erogazione di circa 4 watt iniziali, che gli ho chiesto di alzare fino a 10 nel corso del contatto. Il file con la registrazione effettuata tramite l'RTL-SDR (modalità di registrazione: “demodulated audio”, che ha quindi azzerato gli spazi tra i nostri passaggi, con lo scattare dello squelch) è qui:

Secondo test: A 435.100 Mhz, in simplex FM, con lo stesso ricevitore e modalità (uscendo di casa del test precedente) ho chiamato IX1VKK. Poco dopo, al QSO si è aggiunto anche IX1BJC, in stazione fissa, ma leggermente più distante di VKK (comunque in un raggio di 2 km). Dopo alcuni istanti, ho lasciato per un momento le due stazioni, rientrando nell'abitazione, perché volevo seguire la ricezione sull'RTL-SDR. Sono quindi riuscito anzitutto ad alzare il volume della registrazione, che avevo lasciato erroneamente basso (ma ci si fa un'idea comunque dei livelli dei segnali) e a catturare un vidcap dello schermo. Il file del QSO è ascoltabile a:

Terzo test: Con IX1BJC abbiamo fatto QSY su un ripetitore UHF, situato a diversi km dalla città, ma in altura, che serve ottimamente la nostra area. E' stata la prova più interessante, perché ha messo in rilievo ciò che probabilmente è il maggior limite della soluzione RTL-SDR. Io, sempre con il Baofeng UV-3R e lontano da casa, chiamavo e il collega mi rispondeva. Nella registrazione si sente però solo lui (e, comunque, con un segnale del ripetitore inferiore a quello che si ha con un portatile UHF all'interno di casa, ma questo è sicuramente dovuto all'antenna non corretta). Reputo che ciò sia dovuto al fatto che, trasmettendo con scostamento (shift in UHF di 1,6 MHz), per quanto lontano dalla postazione ricevente RTL-SDR, il mio segnale sulla frequenza di ingresso del ponte “azzerasse” il campo del ricevitore, impedendo di ascoltarmi in uscita. Esiste quindi, ma direi che l'abbiano già sollevato altri, un problema di debolezza del front-end di questa soluzione. Il file che ne dà conto è qui:

Quarto test: Con un surplus militare RT-70 (potenza che non arriva a 2 Watt) e un'antenna da campo esterna, sul lato opposto della casa a quello in cui ho trasmesso in portatile nei test precedenti, ho lanciato un paio di chiamate in FM simplex a 50.500 MHz. L'SDR-RTL le ha ricevute correttamente (vedi registrazione qui:
Resta comunque un fatto di eccesso di sensibilità. Non sono riuscito a catturare la schermata, ma la mia portante presentava almeno due immagini, di entità non trascurabile, ai lati del segnale principale.

Quinto test: Sono riuscito a coordinarmi con IX1VKK per una prova sui 50.500 MHz. La mia apparecchiatura era la stessa. Lui usciva con 5 Watt e antenna sul tetto. Direi che, viste le distanze e l'antenna dell'RTL-SDR, il suo segnale sia valutabile come assolutamente valido (e, di per sé, è già una notizia averlo ricevuto, visto che le specifiche lette fino ad oggi danno il limiite inferiore del progetto attorno ai 70 MHz!). Da notare che io, in questo caso, ho effettuato la sintonia dell'SDR sulla sua portante e, probabilmente, con il mio surplus ero fuori-frequenza. Non si spiega altrimenti la mia totale distorsione nella registrazione (http://www.box.com/s/edae5bf24d9dbe393bc3). E, in effetti, prima avevo sintonizzato sulla mia portante e la resa audio è perfetta.

Conclusioni: Il “punto debole” è sicuramente la facilità con cui il ricevitore si satura, ma vanno tenute in altrettanta considerazione tre fattori, alla luce dei quali leggere le prove odierne:

a) Sono anomale prove effettuate trasmettendo negli immediati dintorni dell'rx;
b) L'antenna utilizzata, per tipologia e posizionamento, non era sicuramente idonea a risultati validi;
c) I segnali in banda OM sono tutti inferiori ai 10 watt, quindi non dei più robusti.

Alla luce di questi tre elementi, reputo che, con le eventuali correzioni hardware (un notch 88-108 FM e, eventualmente, un attenuatore?), il progetto può dare risultati di sicuro interesse. Incoraggianti mi sentirei, infatti, di definire gli esiti dei test odierni.

(12 aprile 2012 Christian Diemoz - IX1CKN)

12 aprile 2012

Il radio-pendolo di Frantisek. L'incredibile segnale orario dalla Cechia

Il mondo degli sperimentatori della radio è una riserva infinita di sorprese. Sto ascoltando quello che senza tema di smentita posso definire il più incredibile segnale orario del mondo. Lo trasmette un radioamatore della Repubblica Ceca, Frantisek Pubal, e non viene generato con un classico orologio atomico bensì con vero e proprio orologio a pendolo a sua volta costituito da una barra di quarzo fuso. La sigla identificativa del segnale orario è OK0EPB (OK è il codice radio della Repubblica Ceca) e la frequenza utilizzata è cambiata da qualche giorno. Partito lo scorso novembre su una frequenza intorno ai 5.250 kHz, oggi OK0EPB trasmette su 7.039,4 kHz, nella banda radioamatoriale dei 40 metri.


Nel filmato potete ascoltare in modo abbastanza netto gli impulsi di tempo corrispondenti ai secondi (il tono più prolungato marca il secondo zero). Subito dopo si sente l'identificativo OK0EPB in codice morse seguito da altri impulsi, l'indicazione della frequenza di risonanza dello strato ionosferico F2 (un parametro importante per valutare le condizioni di propagazione) e dopo qualche altro secondo la frase "next minute is" seguita dall'indicazione del minuto che scoccherà sul tono prolungato. Nella seconda parte del video i due valori, sempre variabili, sono rispettivamente "5.8" e "40". La ricezione è avvenuta qui in semicentro a Milano, su 7.039,4 alle 21.40 UTC. L'ultima volta che ho ascoltato un segnale orario "di riferimento" proveniente da quelle parti la Cechia aveva da poco smesso di chiamarsi Cecoslovacchia e si apprestava a chiudere (era il 1995) la sua stazione di tempo e frequenza campione, attiva sui 2.500 kHz, con identificativo OMA. Secondo le informazioni di archizio OMA trasmetteva con un kilowatt. Credo che OK0EPB operi con un solo watt.
Sul sito allestito da Frantisek trovate alcune informazioni relative al set up e ai livelli di precisione di questo inedito generatore di tempo, la cui meccanica, secondo il costruttore, si basa su un "sistema di Froment". Gustave Froment fu uno dei primi a costruire un motore elettrico. Non è che si capisca granché ma Pubal ha realizzato un filmato YouTube sul suo originalissimo radio-orologio:


09 aprile 2012

Il Titanic ricordato dagli operatori radio

Questa è una settimana importante per gli storici delle radiocomunicazioni che ricordano il centenario dell'affondamento del Titanic, la prima grossa operazione "search and rescue" coordinata con il telegrafo senza fili di Marconi. I radioamatori saranno in prima linea con diversi eventi basati sul contatto radio con stazioni con identificativi speciali, tutti ispirati allle tre lettere del call originale del transatlantico: MGY (qui un elenco di alcune di queste iniziative e qui un altro approfondimento pubblicato da poco sul sito del Maritime Radio Day)
La rievocazione più filologica avverrà dal museo radio marino di Fort Perch Rock, nei pressi di Liverpool e sarà identificata dalla sigla GB100MGY. Dal 12 al 18 aprile (tutta la notte tra il 14 e il 15, data della tragica collisione con l'iceberg) sarà utilizzata la frequenza di 502 kHz, in pratica la stessa in funzione allora nella sala radio del Titanic. Ecco il comunicato del gruppo che presidierà la postazione di Fort Perch:

"We have special permission from OFCOM to use the 501 to 504 khz band from 12th to 18th April from above location at FPR using above callsign. Please listen out for us on around 502 khz CW. We will be on air on this frequency most evenings and overnite on 14th/15th April, the Titanic's anniversary of its sad demise. We will be using Marine radio equipment from Marconi, JRC, Nera with a long wire between fort and lighthouse and a 6oo foot loop aerial around the fort. For those of you without a 500khz band NOV we will be be doing crossband qso's on 3566 khz or 7066 khz. We also have a Kenwood TS570 100 watts transceiver which will be used on a vertical aerial for qso's on
all other amateur bands both CW and SSB. We are only a small group of guys and will man the radio station as much as possible and are not going to be like a DX-pedition! Hope to hear you on the bands, especially the 500 khz band as it was on 500 khz that TITANIC sent her CQD and SOS distress signals/messages."

08 aprile 2012

Se il radar costiero diventa ionosonda: gli strati della ionosfera esplorati come le onde degli oceani

Che cosa sono gli strani suoni "spazzolanti" che entrano nelle cuffie degli hobbysti impegnati a monitorare quel poco che resta dei trasmettitori broadcast attivi nei 60 metri? Sulla "cascata" tipica dei programmi di ricezione SDR appaiono con tanti segmenti sghembi lungo l'asse delle frequenze, occupano una larghezza di 25 kHz e pulsano con regolarità. Sono i segnali di un particolare sistema radar OTH (over the horizon) su frequenze HF utilizzato per studiare la dinamica delle onde oceaniche e delle correnti marine. Due i sistemi più utilizzati, Il CODAR, COastal RAdaR, dell'omonima società californiana e WERA, WavE RAdar, della società tedesca Helzel Messtechnik.
Tutto risale agli studi teorici che tra fine anni 60 e inizio anni 70 sono stati compiuti da Donald Barrick e colleghi presso la NOAA, l'agenzia oceanografica americana. Partendo da questi studi Barrick fondò la CODAR Ocean Sensors, l'azienda che ancora oggi guida le ricerche e la produzione commerciale di questi speciali radar costieri. La sua omologa europea, la Helzel, deriva la sua attività dal lavoro svolto a metà degli anni 90 da ricercatori dell'Università di Amburgo (la Helzel stessa è stata fondata da tecnici provenienti, tra gli altri, dai laboratori amburghesi della Philips che studiavano la risonanza magnetica nucleare). Il principio è quello del radar, ma il bersaglio non sono gli aerei bensì le onde del mare. Analizzando le caratteristiche dei segnali di "backscattering" su lunghezze d'onda decametriche, gli osservatori costieri (presenti soprattutto negli Stati Uniti, ma in realtà sempre più diffusi anche da questa parte dell'oceano) possono rendersi conto della struttura delle onde di superficie, della velocità di correnti e venti a decine di chilometri di distanza e convertire queste osservazioni in dati utili anche in fase predittiva. Per noi radio appassionati sono interferenze, ma sull'utilità in altra sede non ci piove, è il caso di dire. E' anche possibile che il riconoscimento da parte dell'ITU - che ha discusso di frequenze CODAR nel corso dell'ultima World Radio Conference - porti a una regolamentazione del fenomeno delle interferenze sulle frequenze broadcast. Il problema è molto sentito nella comunità radioamatoriale, perché spesso gli sweep dei radar costieri finiscono per invadere porzioni di spettro riservate (l'ultimo in ordine cronologico è un misterioso doppio sweep incrociato che disegna inquietanti lettere X nello spettro centrato sui 7 MHz). Subito dopo la prima pubblicazione di questo post lo IARUMS organo sovranazionale delle varie associazioni ham radio ha rilasciato un dettagliato compendio dei radar HF compilato da Wolf Hadel DK2OM.
La cosa interessante è che le caratteristiche di questi segnali e lo spettro di frequenze in cui ricadono hanno spinto un radioamatore americano, Pieter Ibelings N4IP, a utilizzare gli "sweep" del CODAR come ionosonda. In altre parole, utilizzando ricevitori SDR come l'SDR-IP o il NET-SDR della RFSpace, affiancati da un orologio atomico come riferimento temporale, Ibelings ha studiato la riflessione dei segnali CODAR dalla ionosfera, riuscendo brillantemente a ricostruirne gli strati e l'evoluzione della sua struttura nel corso del tempo. La sua pagina Web contiene alcune immagini molto significative e una sommaria spiegazione degli algoritmi utilizzati (il programma SDR utilizzato è SpectraVue).