29 maggio 2007

E Sony disse: HD Radio sia

Secondo Reuters, ripresa da CNet, Sony avrebbe annunciato il suo impegno nel mercato americano di HD Radio. Per l'estate è previsto un primo ricevitore da tavolo e una car radio. Non occorre aggiungere che un marchio di questo peso potrebbe davvero spostare il piatto della bilancia a favore di una tecnologia che fatica parecchio a decollare e a farsi spazio in un panorama tecnologico e mentale affollatissimo di proposte digitali, radiofoniche e no.

Sony joins HD radio push
By Reuters
Story last modified Tue May 29 06:18:11 PDT 2007

Sony said Tuesday it will begin selling HD digital radios, making the Japanese electronics maker one of the largest manufacturers to back the fledgling technology.
Sony said it will start shipping in July a tabletop radio and a model for cars, kicking off what it calls a long-term commitment to offering a range of HD radio-enabled products over the next several years.
HD radio lets traditional radio stations broadcast multiple new digital channels. The service is free, but consumers must buy a compatible radio.

U.S. radio operators are working to promote HD radio at a time when consumers are already faced with many digital music options, such as Apple's iPod, other MP3 players and satellite radio. The industry has pledged to spend hundreds of millions of dollars on marketing through the HD Digital Radio Alliance.
Sony said its table top XDR-S3HD radio will be available in July for about $200, and its XT-100HD car tuner will be available in the same month for about $100.

(http://news.com.com/Sony+joins+HD+radio+push/2100-1041_3-6187066.html

)


27 maggio 2007

La radiofonia italiana tra norme e innovazione

All'indirizzo di Radiopassioni arrivano a volte quesiti di carattere squisitamente tecnico normativo. Come si apre una stazione? A chi devo chiedere le autorizzazioni? Posso aprire una stazione in onde medie? Come si fa a entrare in un multiplex DAB? Io non sono un giurista e conosco gli assetti della radiofonia in altre nazioni molto meglio (comunque poco) di quanto non conosca la situazione italiana. Così mi sono rivolto a un autentico esperto in materia, Massimo Lualdi, di Consultmedia. Con Massimo abbiamo trascorso un paio d'ore in una full immersion radiogiuridica che ha fugato molti dei miei dubbi. Con l'aiuto e il beneplacito dell'intervistato ho verbalizzato la nostra conversazione e la metto a disposizione dei miei lettori. E' una intervista/FAQ sulle leggi vigenti in materia di radiofonia e sulle procedure di attivazione ed esercizio di un impianto radiotelevisivo. Ma i temi affrontati sono anche tecnologici e sociologici, e riguardano il futuro del mezzo radiofonico nella sua fase di evoluzione e convergenza verso il digitale. Insomma, spero sia una lettura interessante.
Potete prelevarlo a questo indirizzo. Quella che segue è l'introduzione.

«Come molti operatori del settore radiotelevisivo - che ancora oggi frequenta in veste di consulente in materie giuridiche ed amministrative - Massimo Lualdi ha fatto la sua brava gavetta, iniziando giovanissimo dietro le quinte di una radio privata da lui fondata, nel 1982, insieme al classico gruppetto di amici e compagni di scuola. NBC, questo il nome della stazione, trasmetteva da Nerviano (nel nord ovest della provincia di Milano) Ed egli - com’era scritto nell’unica regola del gioco di allora - doveva (come gli altri, del resto) occuparsi di tutto. Quando i genitori dei fondatori cominciarono a sospettare che la radio distraesse i ragazzi dagli studi superiori, NBC fu ceduta (1986) ad un commercialista nervianese. Lualdi, tuttavia, avrebbe continuato a collaborare durante gli studi universitari, mentre la stazione passava di mano ancora (1989, 1992 e 1994) fino all’attuale titolare, con denominazione Radio Planet.
In quel momento, Lualdi intravide una nuova finestra di opportunità in un mercato che nel frattempo si era consolidato e aveva assistito a una svolta determinante: da un regime di pressoché totale anarchia normativa si era passati a una fase che egli chiama di “ultraregolamentazione”, nella quale gli editori radiofonici si sono trovati obbligati a dialogare con professionisti delle varie branche che faticavano a comprendersi l’uno con l’altro, rimanendovi schiacciati.
La struttura di competenze a più livelli Consultmedia, da lui fondata, è sorta (nel 1996) nell’ambito di una società di capitali cui fa riferimento anche il periodico telematico Newsline [www.newslinet.it]. Essa affianca l’editore radiotelevisivo e i suoi eventuali uffici legali, tecnici e amministrativi (quando addirittura non assume essa stessa tali ruoli) in un ruolo di interfaccia e cuscinetto tra le diverse sollecitazioni normative - a volte contraddittorie, rileva lo stesso Lualdi - che rendono così particolare il mercato dell’emittenza privata in Italia.
Ho chiesto di incontrare Massimo per una chiacchierata a ruota libera su queste problematiche e per avere una serie di risposte a quesiti che spesso mi giungono nella conduzione del mio blog Radiopassioni.
Ecco la trascrizione di questo proficuo e interessantissimo incontro, a partire dal punto in cui Lualdi ha concluso la sua carriera di radiofonico e iniziato quella di consulente.»


26 maggio 2007

SDR, parla lo sperimentatore

Ho incontrato l'altro giorno il grande Aldo Moroni, che oltre a farci ogni sorta di favore elettronico riparando guasti e installando filtri e componenti, sta proseguendo nella sua personale esplorazione dell'universo SDR. Perché è così interessante il suo giudizio in materia? Perché oltre ad avere una buona conoscenza delle questioni legate all'elettronica lineare e digitale e all'inquadramento teorico del software di trattamento, Aldo è in primo luogo un DXer. Cioè uno che ha una certa coscienza di quello che il ricevitore sta pescando nel mare magnum dell'RF e di quello che, a valle, entra nelle cuffie di chi ascolta. Può sembrare un fatto scontato ma non lo è del tutto: il fenomeno SDR sotto i 30 MHz fino a oggi è dominio quasi esclusivo di una famiglia internazionale di radioamatori estremamente preparati e solidi sul piano teorico. Ma che normalmente hanno esigenze molto diverse in campo pratico. Per chi ascolta in banda radioamatoriale comunicazioni vocali, un parametro come la "comprensibilità del segnale" non è visto nello stesso modo da me o da altri DXer specializzati per esempio nell'ascolto delle onde medie. L'identificazione di un radiofaro "estremo" avviene a soglie di segnali ancora più basse rispetto al collegamento (QSO) in CW dei radioamatori.
Insomma, parli di SDR e il progettista ti risponderà citando il fondamentale problema delle misure e l'ossatura teorica dell'approccio software alla problematica dell'estrazione delle modulazioni RF. Il radioamatore ha ben presente la sua esigenza: sfruttare una piccola porzione di spettro riservata con frequenze spesso occupate da molti ma disciplinati operatori, dove il problema delle intereferenze e dell'intensità del segnale ha un valenza tutta specifica. Mentre il DXer andrà a privilegiare la problematica dei filtri, della leggibilità, o quella delle frequenze immagine, che nel caso dell'SDR è un argomento molto critico.
Dopo una prima sfortunata esperienza, Aldo si è impegnato molto sul fronte del progetto SoftRock per informazioni sui kit qui e qui), l'interfaccia QSD ultraeconomica inizialmente sviluppata per la banda amatoriale dei 40 metri. Il SoftRock è uno stadio QSD capace con pochi componenti di generare i segnali I/Q che poi verranno campionati e analizzati dalla scheda audio del computer. E' stata concepita come interfaccia quarzata: il quarzo genera una determinata IF (di solito posta al centro della banda che si vuole esplorare) e la larghezza di banda della scheda audio fa, insieme al software di controllo e demodulazione, tutto il resto. Aldo ha adattato il SoftRock all'ascolto dei radiofari, utilizzando una configurazione a tre quarzi che copre, in altrettanti segmenti, più o meno l'intero spettro tra 280 e 500 kHz. La scheda audio è una EMU (volendo oggi è possibile contare su larghezze di banda di 48, 96 o 192 kHz, a seconda del tipo e del numero di canali di ingresso impegnati e delle caratteristiche della scheda). La variante principale a un SoftRock quarzato è lo stesso front end in cui la funzione del quarzo viene svolta da un circuito DDS, in pratica un oscillatore digitale. L'equivalente del VFO di una radio analogica trasposto in campo SDR.
Aldo ha voluto sperimentare anche la strada del DDS scegliendo il circuito normalmente consigliato per il SoftRock (il DDS 60), per il quale è previsto anche un apposito kit. Un kit, mi ha raccontato Aldo, molto economico ma con un difetto non trascurabile: il componente principale, l'oscillatore digitale Analog Devices AD9851, non viene fornito perché sarebbe troppo costoso. Il chip viene però fornito su richiesta come campione (sample) e senza troppe speranze Aldo aveva inviato il suo bravo form. Il chip è arrivato pochi giorni dopo via corriere, ma il packaging era di quelli tosti. Saldarlo sulla basetta del kit, mi dice Aldo, è stato un incubo (distanza tra i pin, 0,65 mm).
Pensare che l'uso di un DDS risolva ogni tipo di problema e regali un SoftRock capace di sintonizzare segnali fino a 180 MHz sarebbe illusorio. Aldo ha preparato un abbinamento SoftRock+DDS 60 per le onde medie, ma questo non significa disporre sul pc di un ricevitore "normale". Per la sua natura il software che estrae dai canali I/Q le informazioni audio è caratterizzato da due limiti. Il primo è che i due canali devono essere "bilanciati" in ampiezza e in fase, cioè devono uscire allo stesso livello e sfasati esattamente di 90 gradi sul piano complesso (la matematica del software SDR è complessa, ha cioè un asse immaginario). Senza questo bilanciamento il software produrrà facilmente delle immagini rispetto alla frequenza centrale campionata, rendendo molto difficoltoso il lavoro del radiofarista. Questo bilanciamento si può fare via software, ma molto dipende dal programma utilizzato. Aldo mi dice che il pacchetto più interessante in tal senso è Rocky, il demodulatore software sviluppato da Alex Shovkoplyas VE3NEA, lo stesso di DX Atlas. Rocky dispone di un algoritmo di bilanciamento automatico che esplora una porzione della banda individua le portanti più consistenti e attenua automaticamente i segnali che in base alle regole della decodifica I/Q sono evidentemente delle immagini. Anche un programma come WinRad - che secondo Aldo è in assoluto il migliore per i radiofari perché offre passi di sintonia da 1 Hz (contro i 12 di Rocky) e permette di costruire graficamente filtri molto efficaci - riesce a fare lo stesso. Ma lo fa solo in un ambito molto ristretto, per cui quando si cambia la sintonia di pochi kHz il lavoro di bilanciamento deve ripartire da capo.
L'altro inconveniente dei front end QSD sono le armoniche dispari del centro banda. Per la matematica del sistema di quadratura, un front end come SoftRock tende a "tirar dentro" segnali che non sono direttamente presenti nella porzione di spettro fondamentale. E' un problema che conosciamo bene nei circuiti di miscelazione analogici dei ricevitori, per cui se sintonizzo una radio su 5050 kHz, per esempio, nel mixer vengono riconvertiti alla media frequenza (poniamo 455 kHz) non solo i segnali effettivamente presenti sui 5050 kHz ma anche quelli che si ritrovano 910 kHz più in su (910 è il doppio di 455!). Nelle bande broadcast posso trovare stazioni su 5050 ma anche su 5960 kHz e a quel punto un mixer non mi permetterebbe di capire dove sto ricevendo. I front end SDR hanno lo stesso problema con le armoniche dispari. Per cui se io ho il mio SoftRock centrato con il DDS sui 370 kHz ed esploro la mia banda 20 o 30 kHz sopra e sotto, potrei osservare su 378 kHz lo spettro di un segnale che non ha nulla a che fare con un faro su 378 kHz, ma che invece è l'immagine della terza armonica di questa frequenza (1134 kHz, manco a dirla la potenze stazione in onde medie croata).
Risolvere quest'altro problema via software non è possibile, quello che bisogna fare è adottare lo stesso procedimento che governa queste situazioni nei ricevitori analogici: attenuare con un filtro i segnali che potrebbero "imbucarsi" come ospiti indesiderati nel mixer complesso. La soluzione adottata da Aldo è utilizzare tra l'antenna e l'ingresso RF del SoftRock un filtro passabasso tagliato poco sopra la banda assegnata ai radiofari (nella fotografia che pubblico qui dal sito di Aldo è lo scatolotto con il grafico logaritmico collegato appunto all'ingresso del SoftRock versione onde medie).
Era una storia lunga, ma secondo me ne vale la pena. La conclusione di Aldo è che l'SDR è una tecnica di grande fascino, ma ancora molto macchinosa sul piano pratico. Gli ostacoli da superare sono numerosi e dal punto di vista ergonomico uno si può scordare la semplicità e la immediatezza di un ricevitore analogico semiprofessionale. Probabilmente, dico io, il futuro dell'SDR in questo campo va di pari passo con front end ancora più evoluti che includono lo stadio di conversione analogico/digitale e risolvono alla fonte certe problematiche legate alla aritmetica dei mixer complessi. Ma il vero breakthrough arriverà quando insieme a tutti questi aspetti il software adotterà un approccio embedded per arrivare a veri ricevitori SDR stand alone, indipendenti dal personal computer. Qui la strada da percorrere è ancora lunga, perché di softwaristi bravi ce ne sono pochi, soprattutto in ambito embedded. E quei pochi difficilmente lavorerebbero per progetti su scala così limitata.

Paris parle pas l'Anglais

Vive e giustificate polemiche in Francia dopo la decisione della locale Autorità per l'audiovisuale di non concedere frequenze FM a stazioni radio anglofone nella regione parigina. Il reportage viene da Media Network che cita in particolare il caso di Paris Live Radio. L'emittente Web aveva fatto richiesta di una frequenza lo scorso novembre, quando la consulta francese, il CSA, aveva in pratica aperto un bando di gara per la risistemazione dell'etere nella popolosa regione dell'Ile de France. Il 10 maggio le frequenze sono state riassegnate (molte riconfermate) ma di PLR non c'è traccia. In teoria, PLR dovrebbe essere autorizzata a usare i 963 kHz in onde medie, ma c'è un ma grosso come una casa: sono mesi che l'autorizzazione non ha fatto seguito ad alcuna attivazione. Forse perché nel frattempo PLR aveva cercato di ottenerne una per l'FM. Ora è difficile capire come vanno le cose perché il sito Web di PLR è praticamente vuoto. Del resto Media Network riferisce che su Parigi non può trasmettere neppure il BBC WS. Negata la frequenza anche a World Paris Radio, una joint venture tra American University di Parigi, BBC e NPR che trasmette su Web e annuncia, sul proprio sito, di trasmettere anche in DAB. (Nota in margine: quella del DAB è una strana cosa perché a quanto sostiene il CSA la sperimentazione DAB+ sarebbe stata in corso a Parigi e Lione fino allo scorso febbraio in banda VHF/III tra TDF e VDL. Andando ora sul sito di VDL risulterebbero attivi i due multiplex, ma in banda L. Le stazioni elencate da VDL non comprendono Paris World Radio, che però è effettivamente presente sulla lista DAB accessibile da Worlddab.org, di solito abbastanza aggiornata:. Bisognerebbe fare un salto a Parigi con un ricevitore DAB, ma con quale codec audio? Forse l'amico Albino Pedroia può dare una mano a Radiopassioni?)
C'è veramente da chiedersi perché la radiofonia debba essere vittima di campanilismi anche in nazioni democraticamente mature, che dovrebbero tra l'altro essere ben al corrente dei rischi legati al campanilismo. Si dirà che Internet e il Web hanno reso del tutto sterili certe polemiche, azzerando le barriere di accesso verso chiunque. Ma la cosa è vera solo in linea teorica. Il Web svolge una funziona fondamentale, è chiaro, ma la radio è ancora un'altra cosa. Fino a quando non avremo infrastrutture Ip wireless degne di questo nome e molto capillari, ascoltare la radio resta una opportunità molto importante. Nella città più visitata del mondo, una stazione in lingua inglese facilmente sintonizzabile su una radiolina FM, assicurerebbe una fonte preziosa di informazioni non solo turistiche a centinaia di migliaia di persone. Senza contare le opportunità pubblicitarie ed economiche. In attesa di Internet e della radio digitale, tutte cose abbastanza futuribili se pensiamo all'accessibilità da parte di un pubblico esteso, e potendo sfruttare una situazione normativa che (basta leggere il comunicato della CSA) riesce a mettere a disposizione numerose frequenze nuove attraverso semplici misure di razionalizzazione, perché non dare uno spazio equilibrato e immediato alle stazioni FM?
Comunque sia, ecco il testo della CSA, che rimanda a una lista completa attualizzata delle emittenti FM nella regione parigina. Una frase come «...cet appel portait sur 147 fréquences disponibles, dont 66 nouvelles, issues des travaux d'optimisation de la bande FM menés par le Conseil» fa assomigliare la Francia a un pianeta extra-galattico al povero lettore italiano. Travaux d'optimisation de la bande FM? Connais pas...

Radios FM en Ile-de-France et dans l'Oise : sélection des candidats

Date de publication sur le site : 14 mai 2007
Communiqué n° 632 du 14 mai 2007

Le Conseil supérieur de l'audiovisuel, réuni en assemblée plénière le 10 mai 2007, a sélectionné les candidats à une fréquence FM dans le ressort du comité technique radiophonique de Paris (Ile-de-France et département de l'Oise), à la suite de l'appel aux candidatures lancé le 7 novembre 2006. Cet appel portait sur 147 fréquences disponibles, dont 66 nouvelles, issues des travaux d'optimisation de la bande FM menés par le Conseil. La capacité de choix des auditeurs en sera sensiblement accrue.
Pour les fréquences existantes, le Conseil a privilégié la continuité des services. Pour les fréquences nouvelles, il a veillé à un développement équilibré entre les radios indépendantes, les réseaux thématiques musicaux et les radios d'information politique et générale, ce qui leur permettra d'avoir une couverture territoriale plus homogène. Le Conseil a conforté la présence de la catégorie A à Paris en retenant sur une pleine fréquence Radio Soleil, qui diffuse actuellement ses programmes sur une fréquence partagée. De nouveaux projets associatifs, notamment à vocation pédagogique, sont sélectionnés dans plusieurs villes afin de renforcer l'offre de programmes consacrés à la communication sociale de proximité.
Le Conseil a également retenu les candidatures de plusieurs nouveaux services. A Paris, il a sélectionné Tropique FM, radio à destination des auditeurs originaires d'outre-mer, en remplacement de Média Tropical. Sur trois zones (Creil, Meaux et Melun), il a retenu le projet Parenthèse Radio, qui propose des programmes inédits centrés sur les thématiques de la famille. Par ailleurs, les radios de la diversité et les formats musicaux innovants, disponibles jusqu'à présent sur la seule zone de Paris, seront désormais plus largement accessibles en Ile-de-France. Le Conseil engage à présent les discussions pour l'élaboration des conventions avant la délivrance des autorisations.

Dopo il DRM, Morphy sposa la WiFi radio


Il costruttore dell'unico modello di ricevitore DRM commerciale (in attesa che Sangean si decida a consegnare qualche apparecchio a qualcuno che non sia il centro RaiWay di Monza), Morphy Richards, ha evidentemente deciso di darsi al WiFi. Presso il negozio online britannico (no, niente spedizioni fuori da Albione, nemmeno in Irlanda) Argos è disponibile la nuova Internet Radio Morphy Richards. Molto somigliante al modello DRM e quindi bruttissima da vedere e quasi sicuramente leggera e inconsistente al tatto - Morphy Richards del resto produce soprattutto economici frullatori, mica si può pretendere un design da iPod - la Internet Radio costa in offerta speciale 130 sterline. Si collega alla vostra stazione base WiFi e scarica automaticamente una lista di quattromila canali radiofonici trasmessi via Internet. Non viene specificato nulla dei protocolli e dei sistemi di streaming compatibili e curiosamente il sito Web Morphy Richards riporta il modello DRM ma non quest'ultima radio WiFi.
E' abbastanza facile tuttavia risalire alla piattaforma utilizzata, che ovviamente è quella di Reciva. Reciva propone ai vari brand OEM un pacchetto completo, comprensivo anche del servizio di directory che le radio consultano per avere la lista degli stream da ricevere. Personalmente ho avuto una sola esperienza diretta con questa piattaforma, quando ho cercato di fare una prova su strada, per CorrierEconomia, della WiFi radio di Acoustic Energy. Non sono mai riuscito a collegarmi attraverso la mia stazione base e la rete di Fastweb. Credo che il problema risiedesse nei firewall di Fastweb o della mia stazione base, ma io parto dal presupposto che una radio di questo tipo funzioni senza costringermi ad aprire astruse porte UDP: là fuori il mercato non è popolato da sysadmin con tanto tempo da perdere, e una WiFi radio che costa 200 euro e non funziona nei primi cinque secondi dopo l'accensione, non è un prodotto degno di un mercato di massa.

FMeXtra adottata da due stazioni olandesi

Giovanni Necchi, "Mister FMeXtra in Italia", mi ruba il mestiere andando a pescare una notizia passata la scorsa settimana da Media Network. La stazione olandese Radio 10 Gold - molto discussa in questi giorni per la decisione della proprietà, il gruppo mediatico Talpa Radio, di abbandonare i 1008 kHz in onda media - verrà diffusa con tecnologia FMeXtra insieme a un'altra emittente del gruppo, Juize FM. Le due emittenti saranno per il momento disponibili sulla frequenza (i 102.4) di una terza radio, Radio 538. Media Network avverte che questa nuova modalità di trasmissione comporta, per gli ascoltatori, un inconveniente: i ricevitori compatibili non sono ancora molto numerosi e in Olanda non sono ancora neppure arrivati. Quello che conta è però il principio: se FMeXtra dovessere sfondare in un mercato piccolo ma maturo e rappresentativo come quello olandese, potrebbe usare tale notorietà come trampolino per un futuro europeo assai radioso. Mi permetto a questo proposito di prendermi una piccola rivincita segnalando a Giovanni che lo stesso Media Network ha riportato il 23 maggio la notizia della seconda stazione FMeXtra olandese nel giro di pochi giorni: Sky Radio da Hilversum utilizzerà i suoi 101.2 MHz per diffondere in FMeXtra anche lo stream di TMF Radio, un canale che finora era disponibile solo su Web. Diversamente dal nostro caso, l'etere olandese è talmente ordinato da poter forse consentire la sperimentazione di tecnologie ibride come IBOC. Ma FMeXtra ha il vantaggio, forse, di una minore invasività rispetto alla tecnologia Ibiquity e un minor costo di implementazione.
L'amico Giovanni mi ha separatamente inviato un altro dei suoi interessanti documenti tecnici. Questa volta si tratta di una applicazione alternativa di FMeXtra chiamata LinkeXtra LinkeXtra è un demodulatore delle sottoportanti FMeXtra da utilizzare in abbinamento ai ponti di collegamento delle stazioni FM, per consentire il trasporto, sulla stessa frequenza, di un maggior numero di programmi. Per esempio, spiega Necchi, è possibile affiancare al trasporto di un MUX analogico con RDS, altri due canali digitali. Oppure, andando in full digital, il ponte radio può diffondere uno stream contenente una trasmissione mono analogica e più di quattro programmi stereo digitali.

Le reti senza fili hanno fatto DX

Il lettore tipo di Radiopassioni faticherà a decidere se il personaggio raffigurato nella foto e un DXer alle prese con una nuova antenna o un tecnico di un avveniristico impianto di rete. La risposta giusta è la seconda, ma i punti in comune col DXer sono davvero molti. La fotografia è stata prelevata dal sito degli iXem Labs, sezione wireless del laboratorio LACE (Laboratorio antenne e compatibilità elettromagnetica) del dipartimento di Elettronica del Politecnico di Torino. I giovani ingegneri di iXem, guidati dal professor Daniele Trinchero hanno stabilito in questi giorni un nuovo record di distanza - circa 300 km - per un collegamento punto punto di una rete informatica basata su una topologia a stella e su standard di trasmissione Hiperlan e WiMax 802.16. Topologia invero un po' particolare perché i raggi della stella si diramano dalla cima del Monte Rosa, a oltre 4.500 metri di quota e si estendono fino alle cime dell'Appennino toscoemiliano a 295 km appunto. Non stiamo quindi parlando di un record "propagativo", ma di capacità di pianificare una rete telematica enormemente estesa in grado di sostenere throughput da 20 megabit al secondo con tecnologie "off the shelf", cioè di facile reperibilità. L'obiettivo di iXem è trasformare queste sperimentazioni in sistemi per reti reali, da dispiegare in situazioni geograficamente ardue e assicurare un minimo di copertura di rete là dove un cavo costerebbe troppo.
Il record di Trinchero e collaboratori ha suscitato molto interesse. Repubblica ne ha parlato l'altro giorno in un articolo che forse trascura un po' troppo il fattore altitudine, presentando il record come uno smacco per tecnologie come il Wi-Fi e il WiMax, ritenute molto meno efficienti (il primo ha raggi di copertura di poche centinaia di metri in campo aperto e il secondo ha celle capaci di coprire aree di 40 km di raggio). In realtà il discorso è un po' diverso, ma il record di distanza c'è, anche perché gli iXem Labs hanno impostato il loro esperimento proprio per infrangerlo.
Curiosamente la notizia di questo record arriva pochi giorni dopo che i radioamatori del Cisar hanno annunciato un exploit molto simile. In questo caso l'ambito in cui si muove il Cisar è l'ambizioso progetto di una rete nazionale a banda larga in standard Wi-Fi che fornisca questo tipo di connettività ai radioamatori sulla banda dei 5.8 GHz . L'esperimento rientra nel quadro dell'applicazione della tecnologia 802.11 alle frequenze e alle esigenze di comunicazione digitale dei radioamatori, che in genere partono da hardware di origine commerciale e lo adattano per funzionare nei limiti di frequenza e potenza fissati appunto per gli usi radioamatoriali. Il record in questione è avvenuto il 19 maggio per un link di 261 km tra la cima del Monte Cesen (1405 metri in provincia di Treviso) e la Bocca Trabaria (1200 m. in provincia di Perugia). Con il loro link i radioamatori del Cisar hanno ottenuto una banda radio larga 10 MHz e in grado di sostenere un throughput massimo di 6 megabit. Il Cisar è ospite del programma radiofonico e podcast di RapportoRadio in onda la settimana del 28 maggio.

La RIAA batte cassa alle radio esentate

Un interessante articolo del Los Angeles Times, annuncia la nuova battaglia (contro i mulini a vento?) dell'associazione dei discografici americani, la RIAA. Questa volta l'obiettivo è farsi pagare dalle stazioni radio che trasmettono musica. Negli Stati Uniti, le stazioni pagano i diritti dei brani trasmessi agli autori e agli editori, ma non agli esecutori e alle case discografiche perché una legge federale prevede un regime di esenzione sulla base di un principio che sembra anticipare molte delle istanze nate con Richard Stallman e la sua Free Software Foundation. Trasmettendo musica, dice la normativa USA, le stazioni fanno molta pubblicità alle case discografiche e ai loro titoli. Semmai sarebbero le case discografiche a dover pagare qualcosa, ma noi facciamo finta che i vantaggi reciproci si equivalgono e nessuno paga niente.
Il problema, dice il quotidiano della capitale mondiale dello "showbiz", è che di dischi se ne vendono sempre meno e gli associati RIAA tengono famiglia. Qualcuno, insomma, dovrà pur pagare. C'è da giurare che anche questa ennessima battaglia di retroguardia non andrà troppo a buon fine. Basterebbe citare le ultime polemiche sulla revisione delle tariffe che le Web radio dovranno pagare ai discografici (niente regime di esenzione, per loro): se dovesse passare la nuova proposta di legge, le Web radio potrebbero essere equiparate alle radio terrestri. Con buona pace della RIAA e di un regime di balzelli che proprio non riesce a venire a patti realistici con le nuove tecnologie.

Artists and labels seek royalties from radio
By Jim Puzzanghera
Times Staff Writer

May 21, 2007

WASHINGTON — With CD sales tumbling, record companies and musicians are looking at a new potential pot of money: royalties from broadcast radio stations.

For years, stations have paid royalties to composers and publishers when they played their songs. But they enjoy a federal exemption when paying the performers and record labels because, they argue, the airplay sells music.
Now, the Recording Industry Assn. of America and several artists' groups are getting ready to push Congress to repeal the exemption, a move that could generate hundreds of millions of dollars annually in new royalties. Mary Wilson, who with Diana Ross and Florence Ballard formed the original Supremes, said the exemption was unfair and forced older musicians to continue touring to pay their bills. "After so many years of not being compensated, it would be nice now at this late date to at least start," the 63-year-old Las Vegas resident said in Milwaukee, where she was performing at the Potawatomi Bingo Casino. "They've gotten 50-some years of free play. Now maybe it's time to pay up." The decision to take on the volatile performance royalty issue again highlights the rough times the music industry is facing as listeners abandon compact discs for digital downloads, often listening to music shared with friends or obtained from file-sharing sites. "The creation of music is suffering because of declining sales," said RIAA Chief Executive Mitch Bainwol. "We clearly have a more difficult time tolerating gaps in revenues that should be there." It's not the first attempt to kill the exemption. In the past, politically powerful broadcasters beat back those efforts. But with satellite and Internet radio forced to pay "public performance royalties" and Web broadcasters up in arms about a recent federal decision to boost their performance royalty rate, the record companies and musicians have a strong hand. Broadcasters are already girding for the fight, expected to last more than a year. In a letter to lawmakers this month, the National Assn. of Broadcasters dubbed the royalties a "performance tax" that would upend the 70-year "mutually beneficial relationship" between radio stations and the recording industry. "The existing system actually provides the epitome of fairness for all parties: free music for free promotion," wrote NAB President David Rehr.
Performance royalties are collected from traditional radio stations in nearly all major industrialized countries, but U.S. musicians and record companies can't because there is no similar royalty on the books here. "The time comes that we really have to do this," said John Simson, executive director of SoundExchange, a group created by the recording industry to collect and distribute Internet and satellite music royalties. For record labels and musicians, addressing the issue now is crucial because digital radio, now being rolled out, allows broadcasters to split a signal into several digital channels and play even more music exempt from performance royalties. Groups preparing to push Congress to change the law include the RIAA, the National Academy of Recording Arts and Sciences, the American Federation of Musicians and other organizations. The U.S. Copyright Office has long supported removing the exemption. The groups have a major ally in Rep. Howard L. Berman (D-Valley Village), who now chairs the House subcommittee dealing with intellectual property law. Berman is "actively contemplating" leading a legislative push to end the exemption. "Given the many different ways to promote music now that didn't exist as effectively when this original exemption was made," he said, "the logic of that I think is more dubious."
Congress granted composers and publishers of music copyright protection in 1909. But the recording and radio industries were in their infancy, and the actual musical recordings were not covered. Congress extended limited copyright protection to musical performances in the 1970s to guard against an earlier form of piracy: the copying of records and tapes. But by then, broadcasters were influential enough to snuff out any talk of making them pay musicians and recording companies for playing their music. "The old saying is the reason broadcasters don't pay a performance royalty is there's a radio station in every congressional district and a record company in three," said Chris Castle, a music industry lawyer.
Broadcasters even successfully fought a group of singers and musicians led by Frank Sinatra in the late 1980s who tried to pressure Congress into changing the law. Broadcasters also prevailed in 1995, when Congress exempted them from new fees for digital recordings that everyone else had to pay. "Congress has always recognized that broadcasters generate enormous sums of revenue to record companies and artists in terms of airplay," said NAB Executive Vice President Dennis Wharton. Radio stations also have public-interest obligations that satellite and Internet broadcasters don't have to worry about, he said. Satellite radio, Internet broadcasters and cable television companies offering digital music channels now pay performance royalties. The recording industry and musician groups say it's time for traditional radio stations to pony up. "Most of the artists in the world are kind of middle-class cats, trying to piece together a living," said Jonatha Brooke, a singer-songwriter who is part of the Recording Artists Coalition advocacy group. "It's important to be recognized and paid for our work."
(http://www.latimes.com/business/la-fi-radio21may21,1,2106266.story?ctrack=1&cset=true)


25 maggio 2007

Elettrone staffetta, protoni solari in arrivo

Un semplice ma efficace metodo statistico per anticipare, non foss'altro che per qualche decina di minuti, l'arrivo delle tempeste solari particellari, quelle che in caso di fenomeni particolarmente intensi come le eiezioni coronali vedono il sole trasformarsi in una mitragliatrice di elettroni, protoni e interi atomi ionizzati, i più temuti. Per gli astronauti al lavoro fuori dalla copertura protettiva del campo magnetico terrestre, essere investiti da queste particelle può rappresentare un serio rischio per la salute. Ora sembra che grazie ai dati raccolti dagli analizzatori di particelle del satellite del progetto SOHO, Arik Posner, un ricercatore che lavora per la NASA, sia appunto riuscito a sviluppare una tecnica predittiva che partendo dalla prima avanguardia degli elettroni (che essendo più leggeri possono precedere di parecchio l'arrivo degli ioni), riesce a valutare le possibilità di tempeste più intense, lanciando un allarme che darebbe agli astronauti il tempo di mettersi al riparo e agli operatori dei satelliti, la possibilità di mettere in standby gli strumenti più sensibili. Posner ha verificato la validità delle sue matrici predittive analizzando i dati degli ultimi anni e ogni volta le sue simulazioni riuscivano ad anticipare di diversi minuti (fino a 74) i temibili "proton event". Considerando gli effetti di queste particelle pesanti sulla ionosfera, forse sarebbe possibile trarre qualche indicazione utile anche per l'ascolto, al suolo, di stazioni particolarmente difficili.




The Ions are Coming!
05.25.2007

A scientist using the Solar and Heliospheric Observatory (SOHO) has found a way to forecast solar radiation storms. The new method offers as much as one hour advance warning, giving astronauts time to seek shelter and ground controllers time to safeguard their satellites when a storm is approaching.
"Solar radiation storms are notoriously difficult to predict—they often take us by surprise," says physicist Arik Posner who developed the technique. "But now we've found a way to anticipate these events." Posner is a member of the research staff of the Southwest Research Institute in San Antonio, Texas; he also works at NASA Headquarters in Washington, DC. His study, Up to one-Hour Forecasting of Radiation Hazards from Solar Energetic Ion Events, appears in the journal Space Weather.
Solar radiation storms are swarms of electrons, protons and heavy ions accelerated to high speed by explosions on the sun. Here on Earth we are protected from these particles by our planet's atmosphere and magnetic field. Astronauts in Earth orbit are fairly safe, too; Earth's magnetic field extends out far enough to shield them. The danger begins when astronauts leave this protective cocoon. The Moon and Mars, for instance, have no global magnetic fields, and "astronauts working on the surface of those worlds could be at risk," says Posner.
"A one hour warning would reduce the odds of an astronaut being caught in a solar storm outside of a lunar habitat, where astronauts are most vulnerable," notes Francis Cucinotta, chief scientist for NASA's Space Radiation Program.
Spacecraft and satellites would also benefit. Subatomic particles striking CPUs and other electronics can cause onboard computers to suddenly reboot or issue nonsense commands. If, say, a satellite operator knows that a storm is coming, he can put his craft in a protective "safe mode" until the storm passes.
The type of particle most feared by astronaut safety experts is the ion, that is, an atom which has lost one or more of its charge-balancing electrons. "Energetic ions can damage tissue and break strands of DNA, causing health problems ranging from nausea to cataracts to cancer," says Cucinotta.
So the goal is to predict when the ions will arrive. The key to that, it turns out, is electrons. "Electrons are always detected ahead of the more dangerous ions," says Posner. This has been known for years, but only recently has Posner's research turned the "electrons first" aspect of radiation storms into a tool for forecasting.
Every radiation storm is a mix of electrons, protons and heavier ions. The electrons, being lighter and faster than the others, race out ahead. They are like heralds proclaiming the ions are coming! Posner realized that by measuring the "rise time and intensity of the initial electron surge" he could tell how many ions were following and when they would arrive.
The key to the breakthrough was the COSTEP instrument onboard SOHO. COSTEP is short for "Comprehensive Suprathermal and Energetic Particle Analyzer." Essentially, the device counts particles coming from the sun and measures their energies.
Posner looked at hundreds of radiation storms recorded by COSTEP between 1996 and 2002, and he was able to construct an empirical, predictive matrix: "Plug electron data into the matrix, and an ion forecast pops out."
The next step was to test his results. He decided to try out the matrix on COSTEP data gathered in 2003, a year he hadn't yet analyzed and which formed no part of the matrix itself. "I applied the matrix to the electron data; it successfully predicted all four major ion storms of 2003 with advance warnings ranging from 7 to 74 minutes."
Posner says the method is not yet perfect. He points out, for instance, the brief seven minute warning for one storm in 2003. "I'd like to improve that," he says. "The matrix also generated three false alarms for 2003—that is, storm alerts followed by weak storms or no storms at all." In those few cases, astronauts would have dashed to safety unnecessarily.
Improvements will come as Posner works his way through even more of COSTEP's rich dataset: "Launched with SOHO in 1995, COSTEP has been operating through an entire solar cycle including the solar maximum in 2001—and it is still going strong," says Prof. Bernd Heber, COSTEP's principle investigator at the University of Kiel in Germany.
The method is currently being considered by planners at the Johnson Space Center in their design of future lunar missions. "Posner's technique reduces the odds of exposure by more than 20 percent compared to current methods, allowing astronauts to venture farther from their outpost," says Cucinotta. "That's good news for both science and exploration."
(http://science.nasa.gov/headlines/y2007/25may_costep.htm?list863652)



Torre Bert: tanta passione, poche informazioni

Non è difficile, per un radioappassionato come me, ritrovarsi nelle avventure radio spaziali che Achille e Giambattista Judica Cordiglia raccontanto nel loro libro Dossier Sputnik "... questo il mondo non lo saprà..."
Il documentario di History Channel, Pirati dello spazio, ha ricreato con efficacia lo spirito dell'epoca e ha fatto un ritratto umano e trasognato dei due fratelli, travestiti da anziani molto meno snelli di un tempo, ma immutati nell'entusiasmo di un ricordo che sembra andare a ritroso di qualche mese, non di quattro decadi. A giudicare dai log di Radiopassioni, il tema ha suscitato un grande interesse, soprattutto, com'era da aspettarsi, nei risvolti più drammatici, quelli riferiti alle voci di presunti cosmonauti che non sarebbero mai tornati a casa. Mi devo al proposito scusare per una imprecisione: avevo scritto che i fratelli Judica sostenevano che le sfortunate vittime della strategia spaziale sovietica avevano preceduto la missione di Gagarin ma in realtà quelle voci sono successive al volo del orbitale dell'aprile del 1961.
Oggi ha parlato del documentario Gianluca Nicoletti di Melog. Nicoletti e Andrea Borgnino avevano già intervistato i fratelli per la trasmissione Golem, qualche anno fa. Non perdetevi il numero di Melog quando sarà parcheggiato sul sito di Radio 24, io ho catturato la registrazione del commento di Gianluca e mi permetto di parcheggiarlo qui, in attesa di pubblicare un link definitivo.
Ma torniamo al libro di Achille e Giambattista, edito da Minerva Medica (19 euro, spedizione postale inclusa). Ho ordinato il libro via Internet e ho letto la metà delle sue 450 pagine. A tratti la narrazione di quei formidabili anni di radiomonitoraggio quasi in solitaria di un fenomeno, l'esplorazione spaziale, che aveva mandato in visibilio il mondo, è trascinante. E non potrei non definire commovente la descrizione dei primi passi che i due radioappassionati muovevano davanti alle loro rudimentali apparecchiature, negli anni del dopoguerra, prima del trasferimento nei dintorni di Torino. Anche nel documentario traspare su tutto il grande amore nei confronti di quei distorti suoni lontani e mi sono molto immedesimato in quelle dichiarazioni.
Avrete tuttavia capito che c'è un "ma". Vi confesserò che confidavo di trovare in Dossier Sputnik una cosa che ho incontrato molto marginalmente. Una dose aggiuntiva di rigore scientifico e conoscenza fattuale che mi potesse aiutare a farmi un'idea più chiara della "quaestio" Judica Cordiglia sollevata dalle tante discussioni e confutazioni che hanno seguito le gesta dei fratelli spaziali. Mi aspettavo di trovare diari di stazione dettagliati, frequenze ascoltate, analisi comparate del modo di comunicare di russi e americani. Niente di tutto questo, solo qualche raro riferimento alle frequenze, vaghe descrizioni, più meccaniche che elettriche dei sistemi di antenna (eppure i fratelli insistono molto sull'importanza di queste ultime), qualche nome e modello di ricevitore (mai con la maniacalità con cui di solito i DXer parlano della loro adorata attrezzatura). In compenso molte citazioni dai giornali che all'epoca facevano da cassa di risonanza ai comunicati del centro di ascolto di Torre Bert.
E in mezzo a tutto questo avvincente ma deludente silenzio informativo, qualche piccolo errorino. Il mitico Marco Blaser, della Radiotelevisione della Svizzera Italiana che a proposito di Radio Monteceneri cita la "frequenza di 558 metri"... La traduttrice dal russo tedesca orientale, che prima dell'aprile del 1961 raggiunge Torino evadendo "rocambolescamente" da un muro di Berlino la cui prima pietra sarebbe stata posata solo il 13 agosto di quell'anno (ma qui forse i fratelli hanno accavallato qualche ricordo)...
Sven Grahn, nella sua pagina Web molto critica nei confronti delle dichiarazioni rilasciate da Torre Bert quarantacinque anni fa, sostiene giustamente che a fronte di annunci così ambiziosi, le prove fornite a loro supporto devono essere altrettanto ambiziose. Purtroppo non doveva essere questo l'obiettivo di un libro nostalgico e comprensibilmente autocelebrativo, che crea una immediata solidarietà tra "impallinati" della radio, ma non porta alcun reale contributo alla discussione sul piano tecnico. A sostegno della teoria che vorrebbe 14 vittime "segrete" del programma spaziale dell'era Krushev, i fratelli mettono sul piatto l'emozionante racconto del loro giovanile entusiasmo e una serie di registrazioni non sempre corredate da approfonditi dettagli tecnici. La loro attività "scientifica" si trasforma così in una rappresentazione teatrale, una metafora-apologo della guerra fredda che poggia più su una licenza letteraria (direi anzi poetica) che su fatti incontrovertibili. Grahn conclude la sua analisi ipotizzando che i fratelli, circondati dai corrispondenti di giornali e televisioni italiani e di mezzo mondo, si siano lasciati prendere la mano per "dovere di cronaca". Romanzieri insomma, più che pur valenti scienziati autodidatti.
Non c'è nulla di male, a volte un romanzo è più illuminante di un teorema matematico. Ma qui ci sono di mezzo ipotesi di una certa gravità. Ho chiesto agli amici di Voce della Russia, di aiutarmi a capire se a distanza di tanto tempo e a muro costruito e crollato, i russi (che avevano duramente smentito i fratelli Judica dai microfoni di Radio Mosca) oggi non dispongano per caso di qualche documento desecretato. Temo che la Russia di Putin non abbia fatto molti passi avanti sul cammino della trasparenza e della lotta alla censura di stato, ma chissà mai che mezzo secolo dopo Gagarin non salti fuori qualcosa che aiuti il mondo a sapere per davvero. Per continuare ad approfondire la questione, ecco il corposo contributo di Thierry Lombry, radioamatore e astronomo belga, che riporta anche i link alle pagine di Grahn.

23 maggio 2007

Toh, la radio internazionale la ascoltano in tanti

Ma guarda. Il World Service e gloi altri servizi internazionali della BBC hanno appena rilasciato i risultati dell'indagine sul bacino di utenza dei notiziari trasmessi nel mondo su tutti i canali presenziati (radio, tv satellitare e Internet). Il giornalismo radiofonico targato "Beeb" - che non viene trasmesso solo su onde corte ma anche attraverso una rete di emittenti FM e onde medie locali - ha guadagnato venti milioni di ascoltatori in più su base settimanale rispetto allo scorso anno, arrivando alla cifra di 183 milioni, un vero record. Buona parte di questo aumento è dovuto all'inclusione dei dati ricavati dall'analisi dell'audience in Congo Democratico e Afghanistan, dove la fame di notizie è molto elevata. Ma il dato è in controtendenza, soprattutto nei confronti delle strategie adottate dai broadcaster internazionali. I quali sembrano aver trovato nella soppressione delle trasmissioni una via più facile rispetto alla qualità e al solido marketing dei programmi (mi chiedo quanto sia costata la "sperimentazione" del DRM, audience complessiva 200 persone, e se questi soldi non risulterebbero meglio spesi se fossero investiti in qualcosa che la gente possa ascoltare davvero). Ma forse gli ascoltatori sono diventati obsoleti, come le onde corte.

BBC's global news audiences reach record 233m
21.05.2007

The BBC's combined international news services attracted a record global weekly audience of more than 233 million during 2006/7, according to independent surveys. The global audience figure for the combined services of BBC World Service radio, BBC World television and the BBC's international online news service bbcnews.com is up 23 million from 210 million last year. Many people used more than one service.
BBC World Service's weekly radio audience estimate is a record 183 million, up 20 million on last year. BBC World – the commercially-funded international English language news and information television channel – now has estimated record audiences of 76 million viewers a week, up from 65 million in 2005/6. The BBC's international-facing online news sites attracted a record 763 million page impressions in March 2007, up from 546 million in March 2006. There were a record 38.5 million unique online users across the globe during March 2007, up from 32.8 million a year ago.
BBC Global News Director Richard Sambrook said: "This is a strong and welcome indication that the BBC's news services are strengthening their impact with audiences around the globe in the highly competitive multimedia age. "People around the world are increasingly turning to the BBC when they need quality news and information that is independent and trusted." There were large BBC radio audience increases in Bangladesh – up 8.3 million. Increased survey coverage added 7.5 million to the estimate in Democratic Republic of Congo and 7.0 million in Afghanistan. Weekly audiences in radio markets in India, Nigeria, Pakistan and Rwanda all grew by a million or more during the year. BBC World saw substantial growth in audiences in Africa, Canada, Egypt, India, Pakistan and the USA.

BBC World Service broadcasts in 33 languages including English. The other languages are: Albanian, Arabic, Azeri, Bengali, Burmese, Caribbean-English, Cantonese, French for Africa, Hausa, Hindi, Indonesian, Kinyarwanda/Kirundi, Kyrgyz, Macedonian, Mandarin, Nepali, Pashto, Persian, Portuguese for Brazil, Romanian, Russian, Serbian, Sinhala, Somali, Spanish, Swahili, Tamil, Turkish, Ukrainian, Urdu, Uzbek, and Vietnamese.
In the UK, World Service in English is available on 648 MW in south eastern England. In addition, overnight on BBC Radio 4, BBC Radio Wales and BBC Radioi Ulster and via digital radio, digital satellite and the internet. The English Network can be heard on the BBC's digital multiplex in the UK, Freeview digital channel 80 or in Europe on the Astra satellite, channel 865. Outside the UK, BBC World Service is available on short wave; on FM in 152 capital cities; and selected programmes are carried on almost 2,000 FM and MW radio stations around the world.
BBC World television is the BBC's commercially-funded global 24-hour news and information channel. BBC World is available in more than 200 countries and territories worldwide, and reaches more than 280 million households (147 million 24-hour homes) and more than 1.3 million hotel rooms. It is also available on 50 cruise ships, 37 airlines and 29 mobile phone platforms. The new World Service global audience estimate is derived from a comprehensive programme of independent audience research over a four year cycle. This year's figure incorporates new data from 24 countries – some 69 per cent of this year's audience (some 65 per cent of last year's audience). The BBC World audience figure is compiled from multiple surveys (syndicated, omnibus and specifically commissioned) across 100 countries. The surveys are carried out by independent market research groups and comply with international standards of audience research.

A Pisa l'antenna per ricevere onde gravitazionali

Un'antenna davvero particolare quella del progetto Virgo, a Cascina nei pressi di Pisa. L'antenna, descritta in un articolo che ho appena visto su Repubblica.it (la conferenza stampa di presentazione si è tenuta ieri, 22 maggio), è fatta da due bracci di 3 chilometri l'uno disposti a L. Due tubi di acciaio perfettamente isolati sismicamente, in cui due raggi generati da un laser purissimo rimbalzano da una quantità di specchi ad alta riflettività. Gli specchi sono appesi ai fili e si possono spostare, impercettibilmente, nella direzione longitudinale dei bracci della L. Rimbalzando di specchio in specchio i raggi percorrono centinaia di chilometri e confluiscono su un rivelatore determinando un pattern di interferenza. Quando l'antenna di Virgo riceve uno dei segnali per i quali è stata costruita, gli specchi si allontanano e questo pattern subisce una impercettibile variazione (in realtà nei tunnel di Virgo è un singolo fotorivelatore ad accorgersi delle minuscole variazioni subite dai raggi riflessi tra gli specchi in un percorso che le onde ricevute rende leggermente più breve o più lungo. Stiamo parlando di una variabilità rispetto alla lunghezza del braccio di un ordine di grandezza inimmaginabile. La proporzione è analoga a quella che c'è tra lo spessore di un capello e la distanza tra il sole e le stelle più prossime.
Che tipologia di onde può essere così elusiva e difficile da ricevere? Sono le onde gravitazionali, previste teoricamente da Einstein nel quadro della teoria della gravità relativistica. Così come le onde elettromagnetiche sono prodotte dall'oscillazione di particelle cariche, quelle gravitazionali vengono prodotte dalle masse in movimento e si propagano alla velocità della luce. Nel 1993 Joseph Taylor e Russel Hulse ricevettero il premio Nobel per la fisica per aver scoperto, nel 1974, un nuovo tipo di pulsar, poi rivelatasi una pulsar binaria costituita da due stelle di neutroni, resti di supernovae. Ancora i due premi Nobel non lo sapevano, ma durante le loro osservazioni della presunta pulsar (una pulsar è una stella di neutroni che ruota rapidamente su se stessa emettendo, come un faro nella notte, un impulso radio), gli impulsi che arrivavano al radiotelescopio di Arecibo avevano una periodicità a volte più lunga, a volte più breve. Questo portò a ipotizzare che la pulsar fosse in realtà costituita da due stelle uguali, addirittura due stelle di neutroni (uno delle quali non appariva come una pulsar) in orbita reciproca. Secondo le teorie di Einstein un sistema del genere doveva produrre forti radiazioni gravitazionali. Come la radiazione elettromagnetica si propaga perturbando il campo magnetico, quella gravitazionale perturba il campo gravitazionale, ma Taylor e Hulse non potevano misurarlo direttamente, non avendo gli strumenti adeguati. La loro verifica della validità della teoria avvenne indirettamente, misurando le impercettibili variazioni indotte dall'effetto delle onde gravitazionali sull'orbita reciproca dei due oggetti: emettendo questa radiazione il sistema perde energia e l'orbita degrada, diventa più piccola e frequente.
La conferma indiretta dell'esistenza delle onde gravitazionali spinse gli scienziati a cercare di sviluppare nuove tecniche per il rilevamento diretto di questa radiazione a terra. I giganteschi interferometri come Virgo non sono altro che le antenne di immani telescopi gravitazionali capaci di svelare la radiazione rilasciata da eventi davvero titanici, descrivendoci l'immagine del tutto inedita di un universo fatto di esplosioni e collassi stellari, di masse enormi che interagiscono tra loro. La "larghezza di banda" del telescopio gravitazionale di Cascina va da 10 a 6.000 Hertz e la sensibilità dovrebbe consentire di "osservare" gli effetti gravitazionali sulle supernovae e i sistemi binari della Via Lattea e di altre galassie. Il progetto Virgo, nasce da una collaborazione tra italiani e francesi ed è localizzato presso EGO, l'osservatorio gravitazionale europeo. Altri telescopi gravitazionali in funzione in questo momento nel mondo si sono federati per coordinare e combinare i risultati delle loro osservazioni, così come si fa per la radioastronomia. L'obiettivo e affinare la precisione delle misure e determinare meglio le direzioni e le distanze dei fenomeni osservati.

22 maggio 2007

XM Radio, un satellite ha il singhiozzo

Dal pomeriggio di lunedì e fino a questo momento (sono quasi le 16 UTC di martedì 22) gli abbonati al servizio di radio digitale satellitare XM ricevono solo parzialmente il segnale.

XM Satellite Radio Hit By Temporary Outage

By Mike Musgrove
Washington Post
Tuesday, May 22, 2007

XM Satellite Radio was off the air for many subscribers yesterday. The company experienced a technical problem that triggered an outage lasting most of the day, causing many listeners across the country to lose access to its programming.
The company blamed a software glitch for the interruption and did not say how many listeners lost their connections. XM subscribers pay $12.95 per month for access to more than 100 stations. David Cavossa, executive director of the Satellite Industry Association said that satellites occasionally experience outages. "These are very complex machines," he said. "Once they're launched we can't just send the Maytag repairman up there."
Eric Gregerson, an XM subscriber, said he was listening to ESPN Radio at his office in Crystal City when the signal started cutting in and out and finally dropped off at 11:30 a.m. Gregerson said he had never noticed this sort of disruption in the two years he has subscribed to XM. "It's definitely been different having silence around the office," said Gregerson, an employee of the U.S. Marshals Service. "I'm usually listening to something."
The satellite service didn't post any information about the outage to its Web site for most of the day. Many XM subscribers instead turned to independent Web sites such as XMFan.com, where the outage was the main topic. At the site, rumors about a possible cause ranged from solar flares to satellite hardware problems. Wall Street did not appear to care. XM stock closed at $11.14, up about 2.5 percent. Analyst William Kidd of Wedbush Morgan Securities wrote in a note to investors that he did not see much reason for XM shareholders to worry. "We are operating under the assumption that the satellite will soon resume broadcasting, making this issue a non-event."


Sul sito di Xm Radio si legge che l'interruzione del servizio è dovuta a una operazione di aggiornamento del software del sistema Xm, che avrebbe provocato una perdita di segnale su uno dei satelliti in servizio. Xm ha quattro satelliti geostazionari in orbita, i primi due Xm-1 e Xm-2, la cui vita attiva dovrebbe terminare a inizio 2008, verranno tenuti come backup di Xm-3 e Xm-4, lanciati tra 2005 e 2006.

XM Service Update

As many of you know, XM customers have experienced service outages or significantly degraded service since Monday mid-morning, May 21.
We quickly identified the problem and are working hard to return to our normal levels of service. The problem occurred during the loading of software to a critical component of our satellite broadcast system, which resulted in a loss of signal from one of our satellites. We expect normal service to resume midday today (eastern daylight time).
XM apologizes for any inconvenience this has caused. For updates, please go to www.xmradio.com. In the meantime, you can enjoy many of our music channels on XM Radio Online (xmro.xmradio.com) if you are close to computer.
Again, we regret any inconvenience for not having your XM Radio service fully available.
Dall'articolo del quotidiano di Washington ho anche appreso dell'esistenza del sito Web frequentato dagli abbonati XM, la cui lettura è molto istruttiva. Secondo il Washington Post la Borsa ieri non ha reagito granché alla notizia, perché gli investitori si aspettano che una infrastruttura satellitare abbia dei problemi. Ma andando a leggere i commenti di questa mattina (ora locale USA), sembra che in questo momento il titolo stia perdendo (mentre scrivo perde 1,25 punti percentuali, non posso sapere che cosa accadrà quando mi leggerete). Certo che eventi di questo tipo non giovano all'immagine di una tecnologia che non brilla per la solidità delle sue prospettive di mercato. Appare sempre più chiaro che il vero concorrente da battere, nel nascente comparto della radio digitale, sia Internet. La stessa XM, paradossalmente, invita i suoi abbonati a usufruire dello stream via Web! Ricordo che la tecnologia XM è affine a quella che verrà sfruttata per i servizi di Worldspace Italia, anche se il satellite Afristar opera su frequenze diverse e probabilmente è dotato di un'intelligenza di bordo diversa, che (l'ipotesi è mia ed è da prendere con beneficio di inventario) potrebbe essere meno esposta a rischi di questo tipo. Il fattore decisivo per l'economia della radio satellitare è l'overhead cost, il costo di avviamento che a differenza di una infrastruttura terrestre, per esempio una rete telefonica cellulare, è altissimo anche quando si tratta di andare a caccia dei primi cento abbonati (le reti, di solito, possono permettersi di crescere in funzione del successo ottenuto). Poi, se le cose funzionano e gli abbonati raggiungono una massa critica, tutti sono felici. Se un satellite si spegne, sono cavoli amarissimi.

21 maggio 2007

Apollo 11, il pasticcio dei filmati perduti

Non voglio urtare la suscettibilità di nessuno, ma un po' mi preoccupa il fatto che i miei post finiscano a volte in siti Web tra il cospirazionista e il paranormale. Era capitato con un sito dedicato al "fenomeno" (le virgolette sono mie) delle scie chimiche, che mi aveva citato a proposito di comunicazioni aeronautiche. Mi ero inserito nella conversazione per spiegare che in quanto scettico, ero il primo a sperare in un serio monitoraggio radio delle conversazioni dei piloti, il miglior modo per dimostrare che il complotto delle scie chimiche non esiste.
L'ultima citazione, in ordine cronologico, riguarda (che coincidenza, sarà un complotto?) proprio le comunicazioni della missione Apollo. Sul sito forum.cosenascoste.com, RP è stato citato in un thread nato intorno a una notizia (vera) presa come "dimostrazione" (le virgolette sono sempre mie) di una possibile cospirazione ordita dalla NASA per impedire al mondo di assistere, sui filmati dell'Apollo 11, agli incontri ravvicinati di terzo tipo tra Neil Armstrong e gli alieni. Ora, sembrerebbe in effetti che Armstrong e altri astronauti abbiano dichiarato in questi ultimi anni di aver visto e parlato con gli extraterrestri. Ma che cosa c'entra Radiopassioni? Nel thread di cosenascoste.com qualcuno scrive di aver sentito dire (l'ufologia è una scienza piena di relata refero ma la voce è stata chiaramente raccolta anche da giornali importanti, come La Stampa, forse troppo ansiosa, in questa occasione, di gettarsi su una notizia senza troppe verifiche) che nel 1969 alcuni "radioamatori" avevano intercettato il traffico tra Eagle e Mission Control. Un traffico pieno di riferimenti agli UFO. Nello stesso thread un post di "weboy78" cita un mio articolo del novembre del 2005 (non quello inserito oggi): allora avevo segnalato un interessante storia delle comunicazioni luna-terra apparso su una rivista di hobbystica elettronica di quarant'anni fa. Per fortuna Radiopassioni non viene arruolata d'ufficio tra le schiere degli ufologi, ma l'autore del post deve aver trovato molto interessante il fatto che nel mio testo si facesse riferimento a precise frequenze radio, quelle della missione Apollo. Probabilmente weboy78 deve aver dedotto che essendo le frequenze di dominio pubblico, l'ipotesi secondo cui i radioamatori avrebbero potuto intercettare le voci degli astronauti fosse verosimile.
Basta leggere i documenti come quello da me citato nel 2005 e quelli linkati poche ore fa, per capire che in realtà su quelle frequenze il traffico radio non era affatto facilmente monitorabili. La strumentazione necessaria sarebbe stata fuori dalla portata di semplici amatori. Se uno vuole per forza credere a quello che Armstrong avrebbe rivelato tanti anni dopo, faccia pure. Ma che gli UFO si fossero intrufolati nelle conversazioni tra il LEM e Houston rimane un'ipotesi alquanto labile. Neppure i fratelli Judica Cordiglia avrebbero potuto intercettare con tanta facilità un flusso di voce, dati, telemetria e televisione a scansione lenta su frequenze come i 2287.5 MHz. Ma la storia svelata da cosenascoste.com non finisce qui. Il forum dei misteri dice che le prove dei contatti con gli alieni si nasconderebbero non solo nelle voci ma anche nelle immagini trasmesse a terra dalla luna. Il problema è che una eventuale verifica sarebbe impossibile perché la NASA avrebbe perso i filmati originali. L'interpretazione cospirazionista di questa sparizione non ve la devo spiegare oltre.
A questo punto sono andato a controllare. E devo ammettere che sì, alcune registrazioni su nastro magnetico di quelle riprese non si trovano più. Ma le cose sono più complicate di quanto cosenascoste.com lascia intendere. Sembra infatti che l'assenza dei nastri da quello che avrebbe dovuto essere il loro archivio (il Goddard Space Center), non è stata appurata da qualche ardito indagatore di complotti UFOlogici. E che i nastri spariti non sono l'unica copia esistente delle immagini televisive viste da milioni di persone 38 anni fa. La storia vera dei nastri del Goddard è stata raccontata in un due articoli facilmente reperibili sui siti della National Public Radio e della rivista Wired. Cercando di riassumere il più possibile, i due articoli raccontano che nel 1969, Stan Lebar l'inventore della telecamera che era stata inviata nello spazio con Armstrong era rimasto molto deluso della cattiva qualità delle immagini ritrasmesse a Houston dall'Australia, dove si trovano due delle tre stazioni di tracking adibite alla ricezione televisiva. Solo molti anni dopo, durante una riunione di veterani della stazione australiana di Honeysuckle Creek, erano emerse alcune polaroid scattate sul video lunare in presa diretta. E queste immagini erano di qualità nettamente superiore. Che cos'era successo? Che le immagini viste da Lebar erano quelle ritrasmesse via satellite dall'Australia a Houston. Un video convertito e adattato per la televisione normale e quindi distorto. Lo spiraglio di speranza a quel punto (siamo nel 2002) era affidato alle riprese che gli australiani avevano fatto inquadrando direttamente la tv a scansione lenta teletrasmessa dalla luna. Nastri che erano finiti negli Stati Uniti, prima nel National Records Center di Washington e poi (sembra, ma non è del tutto certo) al Goddard Space Center. La notizia è che al Goddard quei maledetti nastri non li trovano più. In compenso il centro conserva ancora l'unica macchina in grado di visualizzare i nastri da 14 pollici prodotti nel 1969. E' un proiettore conservato in un laboratorio del Goddard che è stato smantellato in seguito all'ennesimo taglio di budget, quelli decisi per finanziare meglio la gloriosa impresa irakena immagino. Dal 2006, da quando cioè è stato scoperto il fattaccio, a oggi, ancora non si sa dove siano finite le registrazioni. Per fortuna sembra che almeno il proiettore sia stato salvato e affidato al tecnico NASA che sta conducendo le ricerche dei nastri scomparsi.
Alieni o no, il valore di quei nastri sarebbe immenso ai fini della precisa ricostruzione storica e scientifica del volo di Apollo 11. Speriamo quindi che prima o poi saltino fuori. Intanto leggetevi tutta la storia, partendo proprio dal sito storico dedicato a Honeysuckle Creek (curato da un pastore anglicano la cui vita fu profondamente influenzata dalle cronache di quel luglio del '69). La vicenda è riassunta in un breve documento pdf, in cui vengono confrontate alcune immagini prese prima e dopo la conversione. La differenza è davvero incredibile, credo proprio che se ci fossero stati degli alieni gli australiani li avrebbero visti. Qui invece ci sono l'articolo di Wired e l'articolo tratto dalla trasmissione della NPR che nel luglio del 2006 rivelò la figuraccia rimediata dalla NASA con la faccenda dei preziosi nastri introvabili. Dal link potete seguire l'audio della trasmissione e consultare altri materiali d'archivio.

20 maggio 2007

Su che frequenza parlava Armstrong


Ancora da it.hobby.radioascolto riporto una lista di risorse dedicata alle comunicazioni radio (e televisive) della missione Apollo. Per certi versi Internet è sorprendentemente avara di informazioni, o meglio dati ce ne sono fin troppi ma metterli insieme non è facile. Ancora una volta lo spunto ispiratore è una domanda, apparsa sul gruppo, relative alle frequenze utilizzate per le comunicazioni spaziali (l'obiettivo più ambizioso per lo scannerista, che può provare ad ascoltare oggetti orbitanti già a partire dalle VHF e, in qualche caso di satellite radioamatoriale perfino nelle HF). Diciamo che tutto rientra in questo revival di interesse per le comunicazioni spaziali sollevato dall'uscita del documentario sui fratelli Judica-Cordiglia. E a questo proposito: l'ho visto l'altra sera e devo dire che è molto ben realizzato. Il difetto sta nell'impostazione un po' agiografica, assolutamente di parte. La narrazione è gustosa, gli interventi dei protagonisti dell'avventura, non più ventenni, ma giovanissimi, oserei dire "discoli" nel fisico e nello spirito, sono impagabili (come quando Giovanbattista - credo - ammette la "grande voglia di far casino" che li animava allora). Ma dal punto di vista scientifico i Pionieri dello spazio non è all'altezza. Non ci sono riferimenti alle obiezioni tecniche che negli anni successivi ai presunti exploit radiofonici dei due diabolici torinesi-brianzoli sono emersi a proposito di particolari come l'ascolto dei battiti cardiaci degli (sfortunati, secondo la versione ufficiosa di Torre Bert) cosmonauti. O la ricezione di segnali delle navicelle al rientro nell'atmosfera, quando la forte ionizzazione crea un insormontabile schermo alle onde radio. O ancora l'unicità dell'esperienza dei due radioesploratori italiani, a fronte di probabili tentativi da parte dell'intera comunità radioamatoriale mondiale.
Il film non è per questo meno interessante e invita se non altro ad applicare il beneficio del dubbio: non è detto che i fratelli abbiano pronte delle controconfutazioni altrettanto credibili. Bisognerebbe chiederglielo e forse il figlio di Giovanbattista, Massimiliano, può dare in questo senso una mano a Radiopassioni. Ma veniamo alle informazioni sulla missione Apollo, con i dati raccolti su it.hobby.radioascolto da Alex e Gigi e approfonditi dal sottoscritto. Forse il documento più ampio e ufficiale su quello che fu definito USB, Unified S-Band system è questo pdf anastatico che si trova su uno dei siti Web della NASA. Unified perché il sistema di comunicazione terra-spazio profondo fu progettato con cura per integrare i quattro principali canali di comunicazione e controllo necessari per la buona riuscita della missione Apollo: la voce, i dati dei computer di bordo, la telemetria dei dati biometrici degli astronauti e le immagini televisive - straordinarie, epocali - trasmesse verso terra. Altro materiale ufficiale NASA è un documento con la descrizione delle tecnologie a bordo del modulo lunare e il lungo presskit distribuito ai giornalisti che coprirono il volo della missione numero 11, quella del primo sbarco nel luglio del 1969. A grandissime linee il sistema unificato adottato dalla NASA e dalle numerose tracking stations terrestri unite tra loro da link satellitari, prevedeva appunto un complesso sistema di medie frequenze e sottoportanti che permetteva di trasportare tutto il flusso di comunicazioni su una portante di uplink e una di downlink nella S-band (la cosiddetta Apollo frequency era sui 2287,5 MHz). Per le comunicazioni al suolo lunare gli astronauti utilizzavano link VHF sopra i 260 MHz, banda che serviva anche per le comunicazioni nelle fasi precedenti e subito successive al lancio. Sven Grahn, sul suo fantastico sito dedicato alle comunicazioni satellitari, riporta una lista di frequenze usata per Apollo 11 e per tutti gli altri satelliti lanciati nel 1969 e pubblica un dettagliato report sul monitoraggio della missione Apollo 17.
Molte spiegazioni sul traffico S-band e sul ruolo svolto da una tracking station, compreso un report in pdf, si trovano sul sito di una delle tracking station, quella di Parkes in Australia. Altri dettagli tecnici vengono riportati sul sito di uno dei fornitori tecnologici, la BFEC e non è impossibile trovare anche qualche illustrazione degli apparati originali.

Qualche spunto per scendere sotto i 150 kHz

Ogni tanto il gruppo di discussione it.hobby.radioascolto offre spunti davvero interessanti. Devo dire che, essendo i suoi frequentatori quasi sempre interessati al monitoraggio con lo scanner di frequenze più o meno (cioè meno) autorizzate, il filo dei messaggi è a volte ripetitivo e poco stimolante. I tempi sono quello che sono e tra 0 e 30 MHz si possono ascoltare meno stazioni broadcasting e anche meno traffico utilitario, quindi immagino che ci si dovrà abituare. Va anche aggiunto che l'inesorabile tendenza verso la digitalizzazione delle comunicazioni VHF-UHF (vedi lo standard TETRA e il suo crescente impiego tra le forze dell'ordine, soccorso e pronto intervento, anche in ambiti civili e aeroportuali) determinerà una sostanziale chiusura delle finestre di opportunità e con essa un calo di interesse anche tra gli scanneristi.
Comunque sia, attingendo a qualche recente thread, ecco per esempio qualche link da tener presente sull'argomento ricevitori VLF e più in generale sui front end hardware e software per il sorvegliamento di tutto quello che succede sotto i 150 kHz, fino alle frequenze naturali di poche decine di Hertz. Rispondendo a una domanda su come procurarsi un ricevitore già pronto (in effetti non tutti devono essere necessariamente versati nell'assemblaggio dei kit ELF-VLF che si possono trovare su Internet), Paolo Zaffi, Gigi e Sommergibile mettono insieme una piccola raccolta di segnalazioni che può essere utile per chi dà la caccia a questa particolare porzione dello spettro.
Paolo Zaffi, I4EWH, ha realizzato un sito pieno di suggerimenti, con diversi schemi di antenne e convertitori. Anche il sito di "schemi utili e belli" di Somemrgibile, include, tra gli altri, un converter tra 0 e 500 kHz. Ma non bisogna dimenticare che con l'aiuto di software come Spectrum Lab o i programmi sviluppati da Alberto di Bene, è possibile monitorare sotto i 24 khz direttamente dall'ingresso di una scheda audio per pc. Lo stesso approccio, ma con una antenna loop usata per pilotare direttamente l'ingresso di un poligrafo
(il principio è lo stesso, il software prende il posto del poligrafo) si trova qui.
Con qualche ricerca su Internet si incontrano diversi progetti e kit commerciali, come questo
o il più famoso di tutti - consigliato insieme agli altri materiali formativi e di supporto nell'ambito del progetto Inspire della Nasa - il VLF-3 . Un ricevitore disponibile già montato è quello che si trova descritto su Auralchorus, ma copre fino ai 15 kHz ed è specializzato per l'ascolto e il tracciamento di fenomeni come i whistlers.

19 maggio 2007

HD Radio, opinioni dal Brasile

L'amico Huelbe Garcia, di Porto Alegre, ha avuto la bontà di citarmi su Radioescutas, gruppo di discussione che riunisce un gran numero di radioappassionati del DX Clube do Brasil. Huelbe (lo vedete nella foto, ripresa durante una DXpedition nella mitica location di Ilha Comprida (SP): è il quarto da destra, con la maglietta arancione, alla sua sinistra un altro amico e DXer brasiliano Samuel Cássio Martins) scrive di aver letto due post relativi al sistema digitale HD Radio, attualmente sperimentata a Porto Alegre, São Paulo e Belo Horizonte. Il suo commento è interessante perché ci regala un inedito quadro dell'etere brasiliano: leggete in particolare il post scriptum in cui racconta di essere salito a bordo di un taxi, la cui autoradio è sintonizzata su una stazione all news in onde medie (in Europa sarebbe semplicemente impensabile: nessun taxista europeo ascolta la radio fuori dall'FM). Tra rumori e fischi Huelbe dice di aver pensato che forse una tecnologia come IBOC può funzionare (tra l'altro, osserva, negli Stati Uniti ci sono i primi segni della volontà di sussidiare in qualche modo l'acquisto di apparecchi). Ma ripensandoci, conclude poi Huelbe, forse l'ipotesi più ragionevole è quella di Jerry Del Colliano, docente universitario americano che non vede un grande futuro per HD Radio. Non in un contesto di crescente diffusione delle tecnologie di Internet senza-fili. Ringraziando ancora una volta Huelbe per avermi citato su Radioascutas (ultimamente c'è un certo feeling con gli appassionati di radio di area lusitana e la cosa non può che farmi piacere perché radiofonicamente e culturalmente parlando è un'area ricchissima) riporto volentieri il suo post come contributo alla discussione sulle ragioni, e gli inconvenienti, delle modulazioni digitali.

Neste blog (Radiopassioni) me chamou à atenção duas notícias pela disparidade: a mais antiga fala da um promoção comercial que permite adquirir um receptor "HDRadio" (rádio de alta-definição) com a tecnologia Ibiquity/IBOC (a mesma que andam testando aqui no Brasil em Porto Alegre, São Paulo e Belo Horizonte) por US$ 59,85. Ao câmbio de hoje aqui no Brasil, isso daria razoáveis R$120,00! Claro que a coisa é mais complicada (a promoção só vale nos Estados Unidos, não calculei impostos, etc) mas mostra que (ao menos lá fora) já há um movimento para subsidiar a adoção 'forçada' de receptores digitais.
Por outro lado ... é citado um comentário de Jerry Del Colliano que afirma: 'o HD Radio nasce morto'. A justificativa é: em um momento em que os donos e produtores de emissoras procuram diminuir custos (cortando programas e emissoras que não se sustentam e focando em poucas mas lucrativas idéias), não faz sentido pagar tanto para uma qualidade de som um pouco melhor e maior quantidade de programação de emissoras. O autor ainda fala (eu fiquei feliz de ouvir isso) que o futuro do rádio na verdade está ligado à Internet e a distribuição da programação que chega pela rede via WiFi em dispositivos móveis (palms, celulares) e em carros.
P.S. Hoje andei de táxi e o rádio do carro estava sintonizado em uma emissora AM de notícias. A recepção estava sofrível para ruim, cada vez que passava sob fios de energia entrava interferência. Por um momento pensei 'talvez o rádio digital não sej tão mal, ele pode resolver a qualidade desta recepção!'. Mas agora, estou com o Del Colliano: o negócio é WiFi e Internet para todos os lados, seja no celular, seja no rádio do carro!